Se sei un giovane sotto i trent’anni che ha deciso di iscriversi a una giovanile di partito, o lo sei stato, almeno una dozzina di volte ti hanno chiesto: “ma perché in un partito? Non era meglio impegnarsi in una associazione? In un comitato?”
Proviamo a rispondere.
Perché ci siamo impegnati in politica, in un partito?
La politica è qualcosa di strano poiché anche se tu puoi ignorarla, Lei non ti ignora.
Anche se la rinneghi, la insulti, la ignori, sarà Lei a decidere per te molti aspetti della tua vita.
Ma se Lei sbaglia, non riconosce te e i tuoi bisogni, solo tu con il tuo agire puoi aiutarla a cambiare.
E chi comprende questo, chi crede in questo, non vede l’ora di provarci.
Con la libertà di credere in un ideale, abbiamo immaginato la politica come un’occasione per fare la differenza, di lasciare un segno, seppur piccolo, per una società meno ineguale di quella in cui viviamo.
Poi però può capitare che ti iscrivi in un partito, e purtroppo, ti scontri inevitabilmente con la realtà e l’entusiasmo lo dimentichi sotto una pila di delusioni, discussioni, email, messaggi, chiamate a vuoto.
L’idea novecentesca infatti della politica, dei partiti come la casa di essa, come luoghi dove si formavano idee che diventavano azioni di governo e quindi trasformazioni reali è ormai consumata da tempo.
Oggi la politica è del tutto diversa.
Il Parlamento italiano non è più luogo di discussione, ma solo un palcoscenico dove vengono presentati decreti legge già decisi, approvati con il ricatto della fiducia. E ciò vale anche tutti gli altri organi amministrativi, lo vediamo anche nel nostro Comune, dove ogni decisione, da una targa commemorativa al regolamento dei flussi, viene calato dall’alto ed ogni forma di opposizione viene sminuita a chiaccericcio.
Dove un politico oggi fa politica? Nelle piazze? Nei circoli?
No, sui social.
L’intervento del politico nelle sedi amministrative spesso è pensato per la sua pagina social, nella speranza che quel tema corrisponda ad un hashtag che i suoi follower seguono.
Dal locale al nazionale, la politica è caratterizzata da figure con posture mitologiche, perennemente ricurve sul proprio telefonino attenti a monitorare ogni like, foto, post, e da lì prendere spunti per atti, interrogazioni o comunicati stampa.
Pronti a spettacolarizzare tutto. Dal furto in casa, alla disgrazia altrui.
Ma il ruolo giocato dai social media non si concentra solo nella costruzione dell’ego del singolo, ma va anche a formare l’idea politica del partito tutto.
Casi recenti, dal nazionale al locale, ci hanno dimostrato che si preferisce dare il palco a chi grazie a qualche video su Instagram è diventata virale parlando di alcuni temi, piuttosto di chi su quei temi ogni giorno frequenta le strade per sensibilizzare la cittadinanza.
Mille riunioni, mille dibattiti, mille firme non sono nulla rispetto a mille like per la causa.
Forse perché noi con i social ci siamo nati, anzi, forse alcuni di noi sono stati annunciati direttamente sui social, questa impostazione ci sta stretta.
E grazie a quell’entusiasmo di cui si parlava all’inizio, che seppur diminuito, continua ad esserci e a pulsare, c’è nella maggior parte dei Giovani la voglia di ripartire.
Ripartire da cosa? Dalle basi, da quello che ci hanno raccontato essere la grande politica.
Studiare, formarsi, tornare tra la gente e creare relazioni, fare volantinaggio, spiegare e discutere le nostre idee e le nostre proposte.
Usare le nostre sedi per discutere di temi locali, nazionali, internazionali a partire dai grandi temi della guerra e della pace, ma anche vivere questi luoghi come spazi di integrazione e convivialità.
Per provare a fare politica, abbiamo in primis la consapevolezza di dover studiare. Conoscere e capire cos’era la grande politica e provare a comprendere come adattarla ai tempi che viviamo e portarla dalla parte delle nostre battaglie.
E da qui il percorso che abbiamo iniziato a Venezia, come Giovani Democratici, di confronto con le voci della storia recente per comprendere cosa è cambiato. In un primo incontro abbiamo dibattuto di Femminismi con Maria Nadia Filippini e il cammino continua.
Cosa è oggi la politica? Ha ancora senso parlare di partiti e impegnarsi in essi? Di questo e molto altro ne parleremo insieme a Massimo Cacciari, alle 18.30 alla Scoletta dei Calegheri.
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