Dopo l’Intervista su Gaza concessa ad Apolline de Malherbe, conduttrice di RMC, Dominique de Villepin torna ad affrontare con franchezza e con la competenza che gli è da tutti riconosciuta, gli sviluppi della guerra e quello che si può fare per fermarla.
L’ex primo ministro francese, che guidò l’opposizione della Francia alla guerra in Iraq, e che è considerato uno dei migliori diplomatici che l’Occidente abbia prodotto negli ultimi decenni, parla – nel video che segue – ai microfoni di France Info.
Segue la trascrizione in italiano (le parole in grassetto nelle risposte riflettono l’enfasi nella voce di de Villepin)
Il governo israeliano, Benjamin Netanyahu, ha fallito il 7 ottobre, e ha fallito due volte. In primo luogo, nella sua capacità di garantire la protezione del popolo israeliano permettendo che avvenissero massacri che sono un abominio. Egli porta una responsabilità diretta per ciò che è accaduto. E il secondo fallimento è stato quello di aver incoraggiato una politica di occupazione e colonizzazione, che continua in questo momento in Cisgiordania e costituisce un’altra minaccia per Israele stessa nel caso si dovesse aprire un secondo fronte in Cisgiordania.
La forza non garantisce la sicurezza di un popolo! Questo è ciò che tutti gli israeliani devono comprendere oggi. Ma va sottolineato che dal 7 ottobre la scelta del governo israeliano è stata quella di intensificare l’uso della forza.
Sappiate che né la forza né la vendetta garantiscono la pace e la sicurezza. Ciò che garantisce la pace e la sicurezza è la giustizia! E oggi la giustizia non viene servita.
La logica del governo israeliano per i bombardamenti in corso è fallace, e l’intera comunità internazionale può vederlo. Il principio è: “prendiamo di mira i terroristi, e purtroppo, ci sono anche popolazioni civili”, ciò che viene eufemisticamente chiamato in linguaggio militare “danni collaterali”. Tanto per capirci, questi danni collaterali non sono accidentali. Vale a dire, sono perfettamente prevedibili e pienamente accettati.
Giornalista: Ma ancora una volta, la responsabilità non è solo israeliana.
Ma che ancora una volta… smettiamo di chiedere della responsabilità; guardiamo piuttosto alla realtà di ciò che sta accadendo ora sul terreno! L’assegnare la colpa, permettetemi di dirlo, lo lasceremo agli storici. Ciò che vogliamo è fermare questa violenza, fermare questi massacri. Israele si sta mettendo in pericolo, ancora di più oggi, con questo tipo di guerra e con questi tipi di attacchi.
Abbiamo a che fare, questo è il succo, con una politica di vendetta da parte del governo Netanyahu. Israele ha il diritto a difendersi, ma l’autodifesa non dà un diritto indiscriminato di uccidere popolazioni civili. Quando si prende di mira un’ambulanza, si può sempre immaginare che ci sia un terrorista in una delle ambulanze, ma anche no. Il risultato è che ci sono bambini, donne che muoiono. Ogni bambino, ogni donna uccisa, è un ulteriore terrorista. Quindi, l’obiettivo di Israele, ciò che Israele ottiene, è esattamente il contrario di ciò che desidera.
Pertanto, è essenziale oggi cambiare questa logica e tornare a una strategia che sia valida.
Gli ostaggi, bisogna fare tutto il possibile per assicurarne il rilascio. Ma non dimentichiamo: il popolo palestinese è anch’esso preso in ostaggio, da Hamas e da Israele. E Hamas, lo sappiamo tutti, si preoccupa poco del popolo palestinese. Quindi dire a Hamas: “non togleremo l’assedio, non avremo una tregua umanitaria finché gli ostaggi non saranno liberati,” è un dialogo tra sordi.
Benjamin Netanyahu sta conducendo una guerra per fare in modo che la soluzione politica non arrivi al tavolo. Ed è qui che la comunità internazionale, l’Europa, gli Stati Uniti, devono dire a Benjamin Netanyahu che questa guerra non è accettabile. Non è accettabile perché ci porta direttamente [all’escalation] – perché possiamo vederlo bene, da Hamas passeremo all’Iran, dall’Iran passeremo ad altri obiettivi, e così entriamo nella logica di uno scontro di civiltà. Quando il signor Benjamin Netanyahu dice che da una parte c’è il popolo della luce e dall’altra il popolo delle tenebre, possiamo vedere il tipo di spirale in cui stiamo entrando.
Tutte le guerre che si sono svolte negli ultimi vent’anni sono guerre che iniziano e non finiscono. Sono conflitti congelati. Sappiamo come iniziare una guerra; non sappiamo come terminarla. E il signor Benjamin Netanyahu potrebbe controllare Gaza, ma ciò non cambierebbe nulla. Continueranno gli attacchi terroristici, gli israeliani continueranno a vivere nella paura. Dobbiamo uscirne.
La seconda ragione per cui questa è una guerra del passato è che la guerra contro il terrorismo non è mai stata vinta da nessuna parte. La forza non è la risposta, ancora una volta. La vendetta non è la risposta. La risposta è la giustizia, ed è ciò che tutti i popoli del mondo, tutti coloro che oggi osservano ciò che sta accadendo, chiedono.
Oggi la direzione che dobbiamo seguire è quella di impedire a Benjamin Netanyahu di continuare la sua logica suicida che renderà Israele uno stato assediato. Possono assediare Gaza, ma saranno assediati. E non pensate che domani avremo nuovamente un discorso pacificato con l’Arabia Saudita, con gli stati arabi che normalizzeranno la situazione: no! Le ferite della storia si stanno risvegliando. L’interesse di Israele è avere uno stato responsabile al suo fianco. E questo stato responsabile, smettiamo di spaccare il capello in quattro, deve essere chiaramente la Cisgiordania, tutta la Cisgiordania. Deve essere Gaza, con un collegamento tra i due territori, e Gerusalemme Est.
Il problema, e questo è il punto centrale dell’escalation di Benjamin Netanyahu, è che Benjamin Netanyahu non lo vuole.
E la politica di separazione deve essere dignitosa. Deve conferire ai palestinesi uno stato in cui possano vivere, uno stato viable, uno stato vero, che possa costruirsi e che sarà tanto più in pace…
Giornalista: Significa che gli insediamenti in Cisgiordania devono essere rimossi?
Beh, quando abbiamo lasciato l’Algeria, c’era un milione di francesi che hanno lasciato l’Algeria. Oggi ci sono 500.000 israeliani che colonizzano la Cisgiordania, e 200.000 a Gerusalemme Est.
Giornalista; Debbono lasciare la Cisgiordania?
Sì. Sì, quella è la storia, quella è la responsabilità, quello è il prezzo! Lo dico solennemente, è il prezzo della sicurezza per Israele! E tutti coloro che oggi ritengono che non sarà mai abbastanza stanno perseguendo la peggiore politica.
L’articolo “Israele. Una guerra indiscriminata e autolesionistica“. Parla DdV proviene da ytali..