
Nel crepuscolo che ormai attanaglia l’amministrazione comunale di Venezia e quella regionale veneta, contraddistinte dalla fine dei cicli di governo di Luca Zaia, da un lato, e di Luigi Brugnaro, dall’altro (con l’aggravante in questo secondo caso dell’inchiesta giudiziaria che, al netto delle responsabilità penali da accertare, segna la fine definitiva della narrazione dell’imprenditore che si fa uomo di governo e getta un’ombra pesantissima sulla commistione tra affari e politica), è necessario attrezzare una visione di lungo periodo per il capoluogo e la sua area metropolitana.
Una visione che non può non tenere conto di alcune evidenze socio economiche che hanno segnato negli ultimi anni le dinamiche di questo territorio, e che i decisori politici hanno scelto di assecondare, senza reale capacità di governo. Sul piano economico, è sotto gli occhi di tutti come non solo il capoluogo, bensì l’intera area centrale della regione corrono il rischio di essere dominati da una monocultura, quella economica, con impatti pesantissimi e a basso valore aggiunto, soprattutto per le migliaia di lavoratrici e lavoratori in essa impiegati.
Sul piano sociale, questa porzione di territorio regionale, a partire da Venezia, è contraddistinta da un fenomeno di progressivo invecchiamento della popolazione residente, cui si aggiunge la scelta di moltissimi giovani neo laureati di cercare altrove la propria comunità di destino, non solo all’estero ma anche nelle vicine Emilia Romagna e Lombardia. Una dinamica di tale genere ha come conseguenza, prima di tutto, un cambiamento profondo dei bisogni di salute delle persone, come pure della mobilità delle medesime.
Si tratta, in realtà, di dinamiche che il nostro territorio condivide con altre regioni europee in questa epoca storica: in quei paesi, la risposta è stata la costruzione di esperienze metropolitane di governo dei processi economici e dei servizi alla persona, coagulate attorno ad un “centro di gravità” urbano aperto all’integrazione con il reticolo di poli residenziali, della formazione e della ricerca contermini.
Si è lavorato per creare veri e propri “ecosistemi metropolitani” fortemente connessi con il trasporto pubblico, in grado da un lato di attirare attività economiche innovative, dall’altro di consentire ai cittadini di avere a portata di mano i principali servizi pubblici, a partire da quelli socio sanitari, in un torno di 15/30 minuti.
Se questa è l’altezza della scommessa che abbiamo davanti, dobbiamo ammettere che gli strumenti di cui il nostro paese si è dotato sono del tutto inadeguati: le città metropolitane – per come sono state concepite – sono sostanzialmente un feticcio, incapaci di avere una reale programmazione strategica, nonostante le professionalità che in esse lavorano. Né l’altro grande feticcio, l’autonomia differenziata, è destinato a dare effettive leve di governo ampio, in quanto al presunto centralismo statuale si sostituiranno una ventina di centralismi regionali.
Eppure, il territorio dell’area centrale del Veneto, con il suo capoluogo Venezia, ben si presterebbe a sperimentare un’inedita forma di organizzazione dell’economia e delle politiche sociali, culturali, abitative. Qui si trovano alcune delle più importanti università italiane, e qui migliaia di giovani universitari risiedono, almeno per il periodo degli studi. Qui stanno alcune tra le più importanti leve di sviluppo economico ad alta intensità di valore del paese, come le imprese culturali, le manifatture che investono in innovazione. Qui è stata prevista – insieme alla provincia di Rovigo – la Zona Logistica semplificata, cui non sono seguiti gli atti esecutivi. Qui, nonostante le politiche regionali degli ultimi anni, è più forte la vocazione all’integrazione socio sanitaria, e possono essere pensati servizi per l’assistenza e la cura delle persone nel loro domicilio.
È giunto il tempo, per chi si candida a governare Venezia, di sfidare lo Stato e la Regione, non per una chiusura localistica, bensì per affermare la necessità di una nuova esperienza di governo, che tenga insieme queste complessità, le metta a frutto, a partire dalla consapevolezza che una parte importante dell’economia e del lavoro in questa area oggi è data dai lavoratori e dalle lavoratrici stranieri.
In quest’anno in cui cadono i 700 anni dalla nascita di Marco Polo, forse il modo migliore per ricordare quella personalità veneziana è ricostruire un’ambizione di buon governo metropolitano, affamati di novità e ansiosi di sperimentare.
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