Cosa succede al trasporto pubblico locale?
Alcuni anni fa questa domanda era improponibile, il trasporto pubblico locale (Tpl) era uno dei motori più importanti per il paese, un posto di lavoro fisso, con garanzie per il futuro, un lavoro che dava dignità a chi lavora nel settore, ma soprattutto per chi usa il mezzo pubblico per spostarsi.
Collegamenti sicuri che creano connessioni con la vita, scuole, ospedali, luoghi di ritrovo .
Insomma un posto ambito per molti giovani.
Ora che succede? Sentiamo parlare di carenza di personale che interessa tutto il territorio nazionale. Cosa è successo per essere arrivati a questo punto?
Cosa ha reso poco appetibile il lavoro di autoferrotranviere?
A Venezia lo stiamo vivendo tutti i giorni, corse saltate di vaporetti e quelli che ci sono , sono sempre pieni, meno autobus e sempre pieni a Mestre con relativi disagi per l’utenza e per i numerosi turisti che invadono non solo il centro storico, ma anche la terraferma, problema che salterà fuori anche e soprattutto alla riapertura delle scuole.
Per quale motivo siamo arrivati tutto questo?
Innanzitutto l’incapacità da parte delle amministrazioni comunali a fare un’adeguata programmazione in ottemperanza a norme governative che impongono le aziende a muoversi in quel recinto che si chiama PEF (programma economico finanziario) troppo limitato , l’impossibilità di rivedere i parametri previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro che prevedono una carriera troppo lunga prima di arrivare a salari decenti, l’impossibilità di inserire indennità di comando, ma non è solo una questione economica, è una questione anche di riconoscimento del ruolo professionale.
Una volta autisti, piloti, comandanti, marinai e verificatori erano figure professionali rispettate, con i vaporetti ACTV ci si poteva regolare l’orologio. Ora la maleducazione aumenta, ma aumenta anche sulla base di cattive gestioni politiche.
Come se non bastasse il ministero dei trasporti il prossimo anno diminuisce la quota da destinare alla regione Veneto di circa trenta milioni da distribuire ai sei enti di governo del Tpl, ovvero le sei provincie più la città metropolitana di Venezia, questo porterà ad ulteriori disagi e disservizi che poi si riverseranno puntualmente su chi lavora in prima linea, e saremo sempre al punto di partenza, ovvero la carenza del personale perché nessuno vuole più prendersi l’onere, ma soprattutto l’onore di effettuare e assicurare quello che è un diritto costituzionale, il diritto alla mobilità.
La politica nazionale e cittadina deve capire che le aziende non devono produrre profitti, ma diritti.
Perché il trasporto pubblico locale torni ad assicurare quello che faceva prima, altrimenti l’alternativa quale sarà?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Immagine dei copertina: Il vaporetto, oggetto iconico di Venezia. Uno dei Pieces of Venice, Luciano Marson e Karin Friebel
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