La parola “bucato” è usata quotidianamente in tutta Italia, ma come mai si dice proprio così? Diamo una risposta a questa domanda.
Chi non ha mai parlato di bucato nella propria vita? Il significato di questa bizzarra parola lo conosciamo un po’ tutti, ma quello che spesso non si conosce è il motivo per cui si chiama proprio in questo modo.
Origini: derivato del franco *būkōn che si traduce con “fare il bucato”
Quando si usa: in riferimento all’operazione che ha l’obiettivo di sgrassare, smacchiare e lavare la biancheria utilizzando acqua e sapone o un qualunque altro tipo di detergente. Tale operazione si può fare sia a mano che in lavatrice.
Come mai si dice così?
bucato steso maglie colorate
Anche se la parola ha origini francone, questa espressione potrebbe anche derivare da un modo che si utilizzava per lavare i panni prima che arrivassero lavatrici e detersivi.
Durante l’epoca medievale, le donne utilizzavano un recipiente fatto di legno o terracotta per immergere i loro indumenti, che poi coprivano con un telo forato noto come “ceneraccio”. Successivamente, le donne ci versavano sopra una miscela di acqua bollente e cenere di legna chiamata “ranno” o “liscivia”, che agiva come detergente.
Al posto del detersivo di oggi, dunque, ai tempi si usava della cenere mischiata con acqua per ottenere la pulizia. Il telo bucato fungeva da filtro per trattenere la cenere del ranno, che svolgeva un’efficace azione pulente sui tessuti. Successivamente, il bucato veniva risciacquato presso le fontane.
Origine linguistica della parola
La parola “bucato” deriva da bukòn, una parola francone, ossia del ceppo di lingue germaniche che venivano parlate in quello che allora era il Regno dei Franchi.
Questa particolare parola significava “lavare” e in italiano il verbo in questione si è trasformato in “bucare”. Proprio da qui, dunque, è nata la parola di cui stiamo parlando in questo articolo.