Un uomo è morto e un altro è rimasto ferito in una sparatoria a Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano. La vittima è Antonio Bellocco, 39 anni, esponente di spicco degli ultras dell’Inter ed erede di una delle più importanti famiglie della Ndrangheta, mentre il ferito è Andrea Beretta, 49 anni, capo del tifo organizzato nerazzurro. Quest’ultimo si trova ora in stato d’arresto per omicidio.
Stando a quanto ricostruito, Bellocco avrebbe sparato a Beretta, che lo avrebbe poi ucciso a coltellate. Il presunto assassino – che ha riportato una ferita d’arma da fuoco alla gamba – è stato portato in codice giallo all’ospedale San Raffaele di Milano, dove è ora piantonato.
La sparatoria è avvenuta nel mattino di oggi, mercoledì 4 settembre, davanti alla palestra Testudo, storicamente frequentata da esponenti del tifo organizzato interista.
I due avrebbero iniziato a litigare a bordo della Smart di Bellocco. Bellocco avrebbe sparato a Beretta ferendolo all’anca, di lì sarebbe iniziata una colluttazione culminata con la morte di Bellocco, accoltellato alla gola dall’altro.
Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118 con due ambulanze e un’automedica, ma per Bellocco non c’è stato nulla da fare mentre Beretta – come detto – è stato trasportato al San Raffaele.
“Il mio cliente ha detto di essersi difeso”, spiega Mirko Perlino, avvocato di Beretta, a MilanoToday. “In auto erano solo loro due, non è difficile immaginare cosa sia accaduto: Beretta era in palestra ad allenarsi, quando è arrivato Bellocco per parlargli. Sono usciti insieme sorridendo, poi sono saliti a bordo dell’auto ed è successo quello che è successo”.
La Gazzetta dello Sport pubblica una foto scattata solo ieri che ritrae i due insieme con altre persone per una partita di calcetto tra esponenti del tifo organizzato di Inter e Milan.
Bellocco aveva alle spalle una condanna definitiva a 9 anni di carcere per legami con la criminalità organizzata. Suo padre Giulio è morto all’inizio di quest’anno nel carcere di Opera dove era recluso in regime di 41 bis.
LEGGI ANCHE: Ha violentato 307 bambini: il “peggior pedofilo d’Australia” ha lavorato anche in Italia