Un social network online come Facebook non può utilizzare l’insieme dei dati personali ottenuti a fini di pubblicità mirata, senza limitazione temporale e senza distinzione basata sulla natura di tali dati.
Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Ue in una sentenza riguardante il caso di Maximilian Schrems, che ha contestato dinanzi ai giudici austriaci il trattamento, a suo avviso illecito, dei suoi dati personali da parte di Meta Platforms, dati peraltro relativi al suo orientamento sessuale.
La circostanza che Schrems si sia espresso sul suo orientamento sessuale in occasione di una tavola rotonda pubblica non autorizza, secondo i giudici, il gestore di una piattaforma di social network online a trattare altri dati relativi al suo orientamento sessuale ottenuti, se del caso, al di fuori di tale piattaforma, al fine di aggregarli e analizzarli per proporgli della pubblicità personalizzata. Ne dà notizia l’Ansa.
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