
A Luigi Brugnaro, nelle sue frequenti rampogne telefoniche, specie nel primo mandato, abbiamo spiegato più volte che noi di ytali non facciamo opposizione. Non facciamo altro che il nostro mestiere, nel dare conto dell’attività sua, di sindaco, e di quella della sua giunta. Niente di personale, niente di politico. Solo giornalismo.
Giornale non profit, la sua dote è la libertà, la sua credibilità. La sua indipendenza. Concetti difficili per un uomo d’affari?
Poi ha smesso di prendersela, se non in qualche incontro pubblico, come sulla machina della Regata Storica, un paio d’anni fa, dopo la clamorosa protesta di un gondoliere contro il moto ondoso. Fui destinarario della sua ira – “voi… ”- manco ytali fosse l’organizzatrice della protesta. Poi basta, ytali era evidentemente una causa persa.
Ma eccoci nella lista nera dei critici e degli oppositori redatta dai suoi zelanti collaboratori, dove figura, in primo piano, ytali, per la penna di Enzo Bon. Ne dè notizia Roberta De Rossi su la Nuova.
Siamo certi – almeno per quel che ci riguarda – che sia opera interamente dei suoi collaboratori e per questo aspettiamo con fiducia una sua dichiarazione che metta ben in chiaro la sua estraneità. In mancanza della quale, la vicenda assumerebbe contorni politici ben più seri.
A Enzo Bon va la solidarietà della direzione e della redazione di ytali, unendosi ai numerosi messaggi che ha ricevuto il nostro caro amico e collaboratore.
[Guido Moltedo]
La nota di condanna dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto
Ci siamo davvero stupiti, oggi. Eppure lo aveva già detto nell’ormai lontano 2020: “Chi fa polemiche pretestuose sappia che verrà richiamato per quello che ha fatto. Abbiamo nomi e cognomi; abbiamo segnato tutto. Sappiate che seguiamo giorno per giorno tutto quello che viene scritto”. Era il sindaco Brugnaro questo, in epoca Covid, che in una lunga diretta Facebook, arringava i concittadini veneziani con non tanto velate minacce su chi avesse il coraggio e la volontà di criticare l’amministrazione comunale.
Oggi, però, ci siamo stupiti nel vedere, nero su bianco, grazie all’articolo pubblicato sulla Nuova Venezia a firma di Roberta De Rossi, la lista dei “cattivi”, sequestrata dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta “Palude” nell’ufficio comunale del vice capo di gabinetto del sindaco; di coloro, cioè, che hanno osato ledere la maestà del re, peraltro ormai nudo, con articoli, post, scritti vari, prese di posizione scomode.
Giornalisti, tra i quali il sottoscritto, scrittori, politici locali, o semplicemente uomini e donne che hanno avuto la “sfrontatezza” di non rinunciare alle loro convinzioni nei confronti del primo cittadino e dell’amministrazione da lui guidata e di esporle scrivendo sui giornali, o sui social, o prendendo la parola in consiglio comunale.
Non abbiamo la lista completa degli oppositori, che immagino sarà alquanto corposa e piena di nomi noti; abbiamo però notizia della gustosa abitudine del tenutario del foglio Excel che, presumibilmente durante le ore di lavoro, visto che il file è stato sequestrato in uffici di proprietà del Comune, si dilettava anche ad assegnare un voto alle minacce di lesa maestà: da uno a cinque, a rappresentare plasticamente il massimo sgarbo possibile al primo cittadino, lasciando in bianco, bontà sua, la cifra da richiedere come risarcimento in una eventuale causa civile.
Ripeto per far capire meglio: un file sequestrato in un ufficio comunale, presumibilmente tenuto da un dipendente comunale che quindi veniva pagato da tutti noi e faceva uso di tecnologie di proprietà dell’Amministrazione, cioè di computer, connessione ad internet, supporti informatici ecc. Tutto regolare, vero?
Ci sarebbe da ridere, se non fosse invece una notizia che mi allarma immensamente e che mi ricorda come l’articolo 21 della nostra Carta costituzionale sia costantemente dimenticato. Lo voglio ricordare anche qui: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Così scrivevano i nostri padri costituenti, che avevano esperienza diretta degli anni bui, dove la libertà tout-court, non solo quella di stampa, era stata messa da parte a fronte di un’idea dominante e totalitaria.
Ora non voglio certo paragonare questa vicenda della lista degli oppositori al dramma liberticida vissuto nel ventennio; purtuttavia dobbiamo prestarvi la giusta attenzione, poiché la libertà non è una condizione eterna e immutabile e può essere erosa, pezzo per pezzo, anche da questa tragicomica vicenda. Che è poi l’epifania di un uomo abituato al comando senza alcuna interferenza; che si arrabbia sinceramente se qualcuno lo critica, sia esso giornalista o consigliere comunale o cittadino; che farebbe anche a meno, potendolo fare, della Giunta, del Consiglio comunale e di tutti gli ammennicoli vari della democrazia che rallentano il suo lavoro.
Perché è proprio da questi atteggiamenti che dobbiamo stare costantemente in guardia: dal non abituarci all’uomo solo al comando; dal non essere affascinati dall’”uomo della provvidenza”, giunto nel posto giusto al momento giusto, magari per far quadrare i bilanci.
Per non fare la fine, a dirla con Noam Chomsky, della rana che si era talmente abituata a sentire che l’acqua della pentola sul fuoco, nella quale faceva il bagno, da fredda diventava tepida e poi calda e poi sempre più calda, che alla lunga finì lessa.
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