
Apre oggi Humanity Lovers, la mostra di Emergency dedicata al trentennale dell’associazione. L’esposizione ripercorre, attraverso immagini fotografiche, video, installazioni e testimonianze la nascita, la crescita ma soprattutto la visione di Emergency.
Guerra, Utopia, Cura, Persone, Bellezza, Cultura, Scelta.
Sette parole racchiuse in sette stanze che si susseguono, questo l’allestimento curato da Stefania Vasques, già curatrice della mostra “Felicitazioni!CCCP-Fedeli alla linea.”
Sette riflessioni cui dobbiamo soffermarci a meditare o leggere quanto ci propone una poesia o una frase di Gino Strada, il fondatore di Emergency.
Sette è un numero che esprime la globalità, l’universalità,l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Questo numero ricco di simbolismo trasforma, stimola e porta verso nuove possibilità per le singole persone e la società tutta.
Voglio pensare che la struttura di questa mostra non sia affidata al caso, e se lo fosse…
Varchiamo le soglie di queste sette stanze.
Si parte con la guerra che è
mancanza di ossigeno
abbandono
un abisso dal quale si fa fatica a emergere.
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
L’ordine, seppure approssimato,
certo non viene da solo.
Lo scrive Wislawa Szymborska nella sua poesia La fine e l’inizio.
L’ordine presuppone il prendersi cura di ciò che è rimasto, ma soprattutto delle persone che dalla guerra escono minate nel fisico e nella mente.
Chi si prende cura lo vediamo nella seconda stanza.
Quando m’apri l’orecchio, toccalo
gentilmente
Dentro da qualche parte rimane la voce di mia madre.
La sua voce è l’eco che mi fa ritrovare
l’equilibrio
quando la testa mi gira nella soglia
dell’attenzione.
Ci puoi trovare canzoni in arabo,
poesie in inglese che recito a me
stesso,
o un brano che canto agli uccelli che
cinguettano nel nostro giardino.
Quando suturi il taglio, ricorda di
rimettermi tutte queste cose
nell’orecchio.
Rimettile dentro con ordine, come
faresti con i libri sulla tua mensola.
Mosab Abu Toha, scrittore e poeta palestinese in questi versi declina chiaramente il concetto di cura, cura globale fatta di dedizione, impegno, responsabilità, cui siamo chiamati tutti verso tutti.
È un’utopia?
La risposta della terza stanza sta nelle parole di Gino Strada:
non si può dire che una cosa è impossibile finché non provi a farla.
John Donne, nella stanza delle persone ci ricorda che
Nessun uomo è un’isola,
competo in se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del
continente,
una parte del tutto.
Se colleghiamo la cura alle persone e alla bellezza oltre all’incipit della poesia di Antonio Presti:
sono qui per stupirmi.
Con lo stupore si inizia ed
anche con lo stupore si termina,
e tuttavia non è un cammino vano.
ci richiamano anche le parole di Gino Strada:
la cura passa attraverso la bellezza perché la bellezza riconosce dignità.
Che ruolo ha la cultura in tutto questo?
La sesta stanza è tappezzata di fogli scritti, sul tavolo libri aperti.
La cultura, intesa come conoscenza,unisce le persone nella ricerca della bellezza della cura e alimenta l’utopia di un mondo senza guerre.
Come?
Attraverso la scelta che ognuno di noi esercita.
L’ultima stanza contiene fogli e penne a disposizione del visitatore. Ognuno scriverà la sua scelta
Una mano anonima ha vergato in pennarello nero:
RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE.
E infine ringraziare desidero
per la gran potenza d’antico amor
per l’amor che se move il sole e l’altre
stelle.
E muove tutto in noi.
[Mariangela Gualtieri]
Servizio fotografico di © Alessio Barbazza
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