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23 maggio 1992. Sono passati ben 33 anni ma nulla è cambiato, forse per essere ottimisti al massino è cambiato poco. Una strage che lasciò sconvolti tutti, almeno le persone oneste quelli che non hanno scheletri negli armadi perché non hanno neanche armadi; quelli che vivono di pane e dignità, quelli con pensieri nobili legali alla lealtà alla giustizia vera. Quelli che nel Privato fanno sacrifici autentici per contribuire a creare uno spirito sociale vivendo con integrità e non con astuzia evitando di fare come fece papa Alessandro VI : Non pensò mai ad altro che a ingannare gli uomini e sempre trovo qualcuno da poterlo fare. La strage di Capaci : Un grave fatto di cronaca che non è solo storia, ma è vita che deve continuare a penetrare nel nostro intimo, invadere continuamente il nostro cuore e il nostro animo. Il 25 maggio 1992 è il giorno dei funerali degli agenti di scorta, di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Vi ricordate le parole di Rosaria Costa moglie d Vito Schifani uno degli agenti morti, gridate nella chiesa di San Domenico a Palermo? “Io vi perdono, ma vi dovete mettere in ginocchio”. L’immagine di una donna esile, appena ventiduenne avvolta in una giacca nera che dal pulpito di una chiesa grida anche alle istituzioni presenti tra i banchi, il suo dolore il suo desiderio di giustizia. Una donna che perdonava e si ribellava e che alla fine abbracciava il cugino prete che le aveva proposto quella preghiera che a metà della lettura l’aveva invitata a smettere. Sono circostanze da non dimenticare da tenere ferme nella nostra memoria che nel tempo è diventata labile quasi un contenitore oscuro, vuoto, che fa fatica a tenere in piedi un passato utile ad evitare inciampi e continue cadute divenute rituali nel tempo. Ricordare quegli uomini con il grande senso della nazione, della giustizia fino all’ultimo respiro deve continuare ad essere un insegnamento forte a condurre la vita nel rispetto e nell’essenzialità A ricercare la verità nella giusta libertà tenendo alta il valore della giustizia. In questo giorno vanno ricordati Falcone e Borsellino grandi uomini, grandi italiani, giudici autentici, ma non possiamo non ricordare gli agenti caduti e le rispettive famiglie. Le donne di quel tragico momento, Rosaria Costa e Tina Montinaro avvolti da un dolore forte, da una incalzante sofferenza, da una forte afflizione dovuta anche, come nel caso della vedova Schifani, a non poter vedere il proprio marito primo del commiato. Un dolore, quello espresso da Rosaria Costa che avverte il bisogno di indicare la strada verso il perdono che esprime il desiderio al cambiamento e che è speranza unica verso la rigenerazione di un modo di vivere normale, leale, serio che porta con sé semi buoni per un futuro diverso. Una data significativa, importante che deve costringere la nostra ragione a riflettere ad avere buoni propositi a creare modelli diversi da quelli che altri vogliono imporre utili solo a dividere e far perdere la forza di condividere. Questo giorno non è tempo inutile ma un momento in cui la bandiera della legalità deve essere tenuta alta nella nostra mente, nel vivere quotidiano per creare esempi limpidi di corretta convivenza. Oggi voglio ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, i 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Dobbiamo ricordare perché come dice Rosaria Costa nel suo libro: “La Mafia non deve fermarvi”. Ma le mafie non sono quelle che sparano, ma quelle che uccidono con gli sguardi, nei comportamenti e nelle false apparenze. La mafia uccide quando il silenzio si fa più radicato. Uccide di più quella mafia che abbiamo nei nostri pensieri e nel nostro cuore. Del resto, Aristotele sosteneva che niente è più pericoloso dell’ingiustizia dotata di armi, e l’uomo viene al mondo dotato di armi che dovrebbero servir l’intelligenza e all’eccellenza morale , ma possono essere adoperate per il loro opposto quando altri pensano ad una comunità che si dedica solo al godimento e al gozzovigliare. La mafia uccide per adesso è necessario continuarlo a sostenerlo con forza.
Oreste Roberto Lanza
La foto panoramica di copertina è di Wipikedia
L’articolo 23 MAGGIO 1992, Giovanni Falcone e Borsellino nulla hanno insegnato proviene da LSD Magazine.