
Da dove nasce il festival e perché
Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’associazione culturale Quarta Parete e UDU Venezia (Unione degli Universitari), patrocinato dal Comune di Venezia, dalle principali università veneziane (Accademia delle belle arti, Ca Foscari, IUAV, IUSVE) e dalla Veneto Film Commission, ha animato per tre giorni – 2, 3 e 4 maggio – gli spazi del Museo M9, cuore pulsante della città metropolitana di Venezia e partner del festival. La scelta dell’M9 come sede non è casuale: il museo, simbolo della narrazione del Novecento italiano attraverso le nuove tecnologie, si è rivelato il contenitore ideale per un linguaggio artistico che guarda al passato ma si rinnova con lo sguardo delle nuove generazioni. Quarta Parete e UDU, già noti per il loro impegno nella promozione culturale e giovanile sul territorio, hanno realizzato un evento che unisce sperimentazione, formazione e riflessione critica.
«Abbiamo scelto Mestre perché è qui che Quarta Parete ha costruito, negli anni, la propria identità – spiega Andrea Viggiano, direttore artistico del festival assieme a Michelangelo Morello – e soprattutto al Cinema Dante, che è un po’ la nostra casa, una delle poche monosala della provincia di Venezia che propone ancora una programmazione autentica, lontana dalle logiche del multiplex. Il Dante si trova in un quartiere segnato da fragilità sociali, ed è proprio in questi contesti che riteniamo fondamentale portare iniziative culturali accessibili, capaci di generare partecipazione e senso di comunità. Mestre, d’altra parte, è il cuore pulsante della cittadinanza veneziana: è qui che vivono la maggior parte degli studenti e dei lavoratori, mentre Venezia storica si sta trasformando sempre più in un palcoscenico turistico. Questa scelta si riflette anche nella decisione di collocare il festival all’M9, oggettivamente un’istituzione illuminata, una realtà culturale dinamica e attenta al territorio, che ci ha offerto supporto concreto e visione. In una città dove spesso mancano appuntamenti culturali di rilievo, Stop e-Motion Days vuole essere un segnale, un punto di partenza.»
Due parole sulla tecnica di animazione stop-motion
Il festival è unico nel panorama internazionale: si tratta del primo evento interamente dedicato alla stop-motion che oltre ad avere un concorso di cortometraggi annesso, ha anche un concorso dedicato al lungometraggio. La scelta nasce da un desiderio di valorizzare una forma espressiva artigianale, capace di suscitare meraviglia ma ancora marginale nel sistema produttivo italiano, dove mancano supporti strutturali adeguati. Ma cos’è questa tecnica?
La stop-motion, conosciuta anche come “passo uno”, è sicuramente la tecnica d’animazione più affascinante e artigianale mai concepita. Alla base del procedimento c’è un principio semplice, ma incredibilmente laborioso: animare l’inanimato attraverso una sequenza di fotografie. Ogni fotogramma viene scattato manualmente, modificando leggermente la posizione dell’oggetto o del personaggio tra uno scatto e l’altro. Quando questi singoli fotogrammi vengono proiettati in rapida successione – almeno 24 al secondo per una resa fluida – lo spettatore percepisce un movimento continuo. La varietà dei materiali è sconfinata: pupazzi snodabili, figure modellate in plastilina, oggetti quotidiani, carta ritagliata, sabbia, elementi naturali o materiali di recupero. A fare la differenza è l’animatore che, il suo occhio creativo e con la sua meticolosa pazienza, scolpisce il tempo fotogramma dopo fotogramma. È un lavoro minuzioso e lento, ma carico di poesia.
Ben prima dell’era digitale, la stop-motion ha segnato la storia cinema in diverse forme: dagli effetti pionieristici di Cabiria (1914) o delle opere del visionario Segundo de Chomón, agli iconici AT-AT di Star Wars e agli oloscacchi del Millennium Falcon, fino a capolavori come The Nightmare Before Christmas di Tim Burton, Coraline di Henry Selick, Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson o i film della Aardman Animation. È una tecnica che ha saputo attraversare i decenni, le tecnologie e gli obiettivi, reinventandosi senza mai perdere la propria anima artigianale.
Oggi, nell’epoca della CGI, la stop-motion continua a esercitare un fascino unico: materica, imperfetta, profondamente umana. È proprio per restituire spazio e centralità a questa forma d’arte che nasce un festival come Stop e-Motion Days. Perché dietro ogni pupazzo che prende vita, c’è un lavoro invisibile che merita visibilità, e una bellezza che non invecchia mai.
I premi del concorso, i programmi paralleli e le masterclass
Con oltre ottanta cortometraggi e sette lungometraggi in concorso, il festival propone una selezione che rappresenta il meglio della produzione internazionale recente, con opere premiate, esordi promettenti e sperimentazioni audaci. Accanto alla sezione Feature Films dedicata ai lungometraggi, il concorso cortometraggi è stato suddiviso in quattro sezioni – Italian Shorts, International Shorts, Long Story Shorts e Incursions – per valorizzare le diverse durate, poetiche e ricerche formali. Oltre al concorso, una retrospettiva dei Fratelli Quay, una masterclass con il maestro Alain Ughetto, il Collegium curato da Massimo Ottoni, un panel dedicato al rapporto tra AI e stop-motion e Laboratori per bambini e famiglie, come Anim’arte e Teatro Kamishibai, hanno completato un programma ricco e multidisciplinare.
Il 4 maggio, presso l’Auditorium M9, si è tenuta la cerimonia di premiazione. I “Cocal d’Oro”, simbolo del festival, sono stati assegnati in diverse sezioni: Living Large! di Kristína Dufková ha vinto il premio per il miglior lungometraggio, mentre Sauvage di Claude Barras ha ricevuto il premio del pubblico. Tra i cortometraggi internazionali, il Cocal d’Oro è andato a Joko! di Izabela Plucinska, con riconoscimenti anche per Wander to Wonder, Electra, Tennis, Organes e The Family Portrait. Per i corti italiani ha vinto Impossible Maladies dei fratelli Tabellini, mentre Dagon di Paolo Gaudio ha conquistato il premio del pubblico. La sezione Incursions ha premiato Freak of Nature! di Alexandra Lermer, con menzioni per Avant de Rentrer… e Humanity. Il Premio Alda, assegnato dall’omonima associazione europea, è andato al corto iraniano Our Uniform di Yeganeh Moghaddam.
Una comunità giovane, un progetto che merita di restare
«Siamo entusiasti del risultato – racconta Andrea Viggiano –. Uno degli obiettivi principali era creare connessioni all’interno di una comunità [quella dell’animazione stop-motion] che è ancora piuttosto piccola in Italia. E ci siamo riusciti: abbiamo visto registi in concorso dialogare tra loro, confrontarsi con grandi maestri come Alain Ughetto anche in contesti informali, al bar, come colleghi che condividono una visione. È questo lo spirito che volevamo: far nascere sinergie, scambi, collaborazioni, non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Molti artisti da tutto il mondo hanno risposto con entusiasmo all’invito, alcuni sono arrivati a Mestre addirittura di propria iniziativa. E poi le sale piene, la partecipazione del pubblico: anche la cittadinanza ha risposto in modo straordinario. Non potevamo chiedere di meglio».
Guardando al futuro, gli Stop e-Motion Days puntano a consolidarsi e crescere ancora, pur mantenendo intatta la qualità della proposta. «Dal punto di vista della programmazione abbiamo già raggiunto un livello molto alto, sia in termini numerici che qualitativi – spiega Viggiano –. L’obiettivo ora è riuscire a coinvolgere alcuni grandi titoli che quest’anno ci sono sfuggiti, come Wallace and Gromit o Memoir of a Snail, il film vincitore di Annecy di Adam Elliot».
Per il futuro, l’unica vera espansione possibile riguarda il lato industriale del festival: «Ci piacerebbe trasformarlo in un appuntamento che includa anche un market, dove si possano ospitare anteprime e incontri professionali. Sarebbe un passo importante per fare di Mestre un punto di riferimento internazionale per la stop-motion».
A colpire più di tutto, forse, è l’energia contagiosa che ha animato ogni angolo del festival. Dietro lo Stop e-Motion Days c’è un’intera comunità di giovani – volontari, studenti, professionisti – che ha lavorato con passione e determinazione per dar vita a qualcosa di nuovo e necessario. Un’iniziativa costruita dal basso, con una cura artigianale coerente con la stessa tecnica che celebra. A nostro avviso, il progetto è riuscito alla grande: lo Stop e-Motion Days ha tutte le carte in regola per diventare una vera e propria istituzione culturale, capace di radicarsi nel territorio e attirare sempre più attenzione anche a livello internazionale.
Immagine copertina: Living Large! di Kristìna Dufkovà vince il Cocal D’Oro nella sezione Feature Films dalla giuria composta da Emiliano Fasano, Solenn le Marchand con presidente il professor Marco Bellano.
L’articolo A Mestre il primo festival dedicato alla stop-motion proviene da ytali..