
L’impronta trovata accanto al cadavere di Chiara Poggi e che ora la procura di Pavia in seguito a una perizia dei Ris attribuisce ad Andrea Sempio era già stata analizzata dai carabinieri nel 2020 ed era ritenuta appartenente all’assassino. “Ovviamente è logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino” scrivevano i carabinieri della squadra Omicidi di Milano. Si tratta per l’appunto del “reperto numero 33” raccolta dal Ris già nel 2007, in uno dei primi sopralluoghi della scena del crimine. La consulenza tecnico-scientifica dell’epica alla voce “utilità” aveva riportato un laconico: “Nessuna”. Questo perché l’impronta non era stata attribuita a nessuno. Anche nel 2020 l’impronta rimase senza un nome, ma nel 2020 i carabinieri misero nero su bianco che il reperto nascondeva il nome dell’autore del delitto di Garlasco.
Svolta nella nuova inchiesta sul delitto di #Garlasco: al TG1, in esclusiva, le immagini dell’impronta di Andrea #Sempio accanto al corpo di Chiara #Poggi. Ignorata per 18 anni, ora è al centro delle indagini dei carabinieri di Milano.#Tg1 Giancarla Rondinelli pic.twitter.com/Q3XDSLJLKE
— Tg1 (@Tg1Rai) May 20, 2025
Le cose sono cambiate con la consulenza firmata dall’esperto del Ris Gianpaolo Iuliano e dal dattiloscopista forense Nicola Caprioli che ha individuato “15 minuzie” sovrapponibili a quelle di Andrea Sempio. L’impronta, quindi, collocherebbe l’amico di Marco Poggi sulla scena del crimine. “In prima battuta l’identificazione dattiloscopica dell’impronta numero 33 con il palmo della mano destra di Sempio è stata accertata con l’unico cartellino presente in banca dati e assunto mediante scansione ottica — scrivono gli esperti nella loro relazione riportata dal Corriere della Sera — Al fine di confermare la riproducibilità di tutte le minuzie riscontrate, e l’assenza di artefatti, gli scriventi ritenevano opportuno richiedere un’ulteriore acquisizione delle impronte papillari di Sempio mediante la tecnica dell’inchiostrazione”.