
In Veneto, a Jesolo, ogni estate è una corsa. Ai lidi, al parcheggio, contro il tempo e – non di rado – contro la logica. E mentre l’incubo delle colonne d’auto cotte dal sole canicolare si ripresenta puntuale come le zanzare in pineta, la politica in regione continua a promettere nuove strade. Volt Europa Veneto va contromano: propone rotaie, tram e treni notturni.
Il progetto punta a collegare l’entroterra con il litorale jesolano senza aggiungere altri chilometri d’asfalto a una delle regioni più impermeabilizzate d’Italia. Secondo l’Ispra, tra il 2022 e il 2023 il Veneto ha perso 891 ettari di suolo agricolo, con Treviso al sedici per cento di territorio già cementificato e Venezia al quattordici per cento: pesi massimi del bitume in Italia (e in Europa).
Non tutti gli asfalti portano al mare – sintetizza Geremia Antonini, coordinatore regionale di Volt Europa Veneto. – Serve un’alternativa seria, pubblica e sostenibile. Non possiamo più progettare infrastrutture pensando solo all’automobile: il futuro è su rotaia.
Tre le linee d’intervento: una nuova ferrovia tra Olmi e Jesolo Lido, una linea tranviaria tra il Faro e Cortellazzo, e treni diretti (anche notturni) dai principali capoluoghi veneti, per scoraggiare l’uso dell’auto privata e garantire un rientro sicuro, specie per i più giovani. Il tutto per un costo stimato al massimo di 1,2 miliardi di euro, a completo carico pubblico. Nessun project financing, nessuna concessione trentennale. Solo trasporto pubblico, moderno, sostenibile e sicuro.
Una scelta di campo che si staglia contro le logiche che hanno ispirato opere come la Superstrada Pedemontana Veneta: presentata come “a costo zero”, oggi costa ai cittadini quasi trecento milioni l’anno per 39 anni, in virtù di un contratto capestro con il concessionario privato. Totale: circa dodici miliardi. A fronte di un investimento privato iniziale di appena 1,3.
Lo spettro, secondo Volt Europa, si ripresenta con la nuova Via del Mare: 18,6 chilometri di autostrada tra l’A4 e Jesolo, concessi al Consorzio SIS (lo stesso della Pedemontana) per 32 anni. Nessun canone ombra, ma costi ambientali e incertezze sui pedaggi per i residenti. Il tutto, mentre l’attuale rete – Romea, Jesolana, Treviso Mare – continua a franare sotto l’inerzia della manutenzione.
Servono scelte lucide – insiste Luca Bonarrigo, coordinatore veneziano di Volt Europa. Non possiamo continuare a tappare buchi o sperare che qualche colata di cemento risolva problemi strutturali. Serve una visione che guardi all’intermodalità, alla sostenibilità, alla sicurezza. In una parola: al futuro.
Una ferrovia, dunque, non solo come mezzo, ma come metafora. Un binario che separa due idee di sviluppo: da una parte l’espansione autostradale a pedaggio, dall’altra un’idea di mobilità pubblica e gratuita, ecologica e lungimirante. Il bivio è netto. E non riguarda solo il mare.
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