
Con il riaccendersi dei riflettori sul delitto di Garlasco anche Fabrizio Corona, che già all’epoca del delitto mostrò interesse per la vicenda e in particolar modo per le gemelle Cappa, è tornato a occuparsi del caso arrivando addirittura a inseguire Andrea Sempio, nuovo sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi. A rivelarlo è stata Angela Taccia, legale di Sempio, in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha raccontato: “Domenica Sempio mi ha chiamato terrorizzato dal negozio dove lavora come commesso. Mi ha detto: ‘È entrato Fabrizio Corona e ha iniziato a urlare’. Andrea ha dovuto chiamare le guardie e farsi nascondere in uno sgabuzzino. Siamo alla follia”. Corona, sempre secondo quanto racconta l’avvocata, avrebbe inseguito in macchina Sempio, pedinandolo ripetutamente nelle ultime settimane, cercando di avvicinarlo più volte in modo insistente e rischiando di compromettere persino il suo posto di lavoro.
L’ex paparazzo, che ha dedicato anche una puntata del suo format web Falsissimo all’omicidio di Chiara Poggi, era presente anche fuori dal tribunale di Pavia il giorno in cui si sarebbe dovuto tenere l’interrogatorio di Andrea Sempio, poi disertato dall’amico di Marco Poggi per un vizio procedurale. Interpellato dai giornalisti presenti, Corona in quell’occasione aveva dichiarato: “Io da chi lo so non ve lo dico, io vi sto dicendo che il procuratore Napoleone ha da tre anni, da quattro anni, delle prove che non può utilizzare. Vi dico una cosa in più, da quanti anni è indagato Sempio? Da sei anni. Perché ha indagato Sempio? Perché il procuratore lo sa che è colpevole, lo sa perché ha le prove, ma non le può utilizzare”.
“Una persona, molto probabilmente l’avvocato De Rensis – aveva aggiunto l’ex paparazzo – ha fatto per tre anni delle investigazioni abusive. Cosa significa? Che ha riscontrato dopo tre anni di indagine chi sono i veri colpevoli, che non è Stasi e sono più di quattro. È riscontrato da delle oggettive prove”. L’ex paparazzo ha poi riferito che “il supertestimone è andato prima dalla famiglia Poggi, la famiglia non lo ha voluto ascoltare quando sosteneva che il colpevole non è Stasi”. E ancora: “Io sono qui per fare il mio lavoro, come voi giornalisti. Nessuno mi ha chiamato. Pero’ sta roba che non capite, che ci sono delle prove, certe io non lo dico per spettacolarizzare la mia immagine, non ne ho più bisogno a 51 anni. Posso smettere di lavorare a vita”.