
Una premessa
L’agenzia del Demanio, leggo nella pagina web agenziadeldemanio.it, è l’Ente Pubblico Economico che gestisce il patrimonio immobiliare dello Stato amministrando circa 44 mila beni per un valore di 62,8 miliardi di euro. Si tratta di aree e beni classificati come immobili in uso governativo, patrimonio disponibile, patrimonio indisponibile e demanio storico artistico.
Alla voce mission si legge:
In sinergia con le istituzioni, gli Enti Locali e il mondo accademico, l’Agenzia è impegnata nella riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e nella rigenerazione urbana, anche attraverso partenariati pubblico-privati, in un’ottica di efficientamento energetico, riduzione del rischio sismico e del consumo di suolo, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del Paese, riducendo la spesa per lo Stato.
Appuntamento alla Scoletta dei Calegheri, in campo san Tomà. La locandina affissa alla porta non invita ma incuriosisce.
Beni demaniali: quale valorizzazione?
Le misure compensative del MOSE potrebbero aiutare il recupero dei territori?
Da questa conversazione, ma soprattutto riflessione, proposta dal gruppo territoriale M5S di Venezia, comincia la lunga marcia del movimento in vista delle elezioni comunali che si terranno nel 2026.
La relazione è affidata a Andrea Grigoletto, esperto in legislazione dei beni culturali, che, dopo i saluti di rito dell’onorevole Cappelletti in collegamento da Roma, esordisce con la sua solita schiettezza e precisione:
Aldilà delle alleanze che si andranno a costruire in vista delle prossime elezioni comunali, sono in grado di dirvi cosa faremo noi come movimento se venissimo eletti alla guida del comune. Non ci mancano né idee né tecnici, né professionisti preparati a sostenerle.
E, indicando la trasparenza quale punto forte del programma politico del M5S, fa partire la prima slide.
Se si apre la pagina web dell’Agenzia del Demanio, scendendo con il cursore, fra le notizie in primo piano troviamo dal 7 maggio 2025 questa iniziativa
Crea valore, investi con noi
Si tratta di una piattaforma digitale dedicata agli investitori privati, nazionali e internazionali, profit e non profit, che contiene informazioni sugli immobili dello Stato disponibili per operazioni di valorizzazione, recupero e rifunzionalizzazione. Alla domanda di cosa si tratti Grigoletto precisa:
Una vetrina immobiliare online in cui si cercano risorse per valorizzare questi beni. Escludo che possa essere un’asta, che potrebbe intervenire in un secondo momento, in quanto procedura. Non rientra nemmeno nella categoria delle procedure dedicate agli enti locali. È indirizzata ai soggetti privati, e proprio per questo desta preoccupazione: lo Stato, in accordo con il Comune, la città metropolitana e la Regione individua nel mercato l’unica soluzione per il recupero di questi beni
Nel sito dell’agenzia si legge inoltre che
gli immobili (circa quattrocento), distribuiti su tutto il territorio nazionale, sono rappresentati su una piattaforma cartografica, descritti in funzione della loro possibile destinazione d’uso e corredati da schede informative, immagini e dati sulla tipologia, dimensione, ubicazione, stato manutentivo.
La mappa degli immobili presente nel sito, per quanto riguarda il Comune di Venezia, ammonta a una ventina di siti tra laguna e terraferma.
L’analisi di Grigoletto concentra il focus sull’ex Forte Bazzera ricordando che, assieme a un piccolo compendio dell’ex Forte Cosenz, è l’ultimo forte di proprietà dello Stato, in quanto gli altri, di proprietà militare, sono stati acquisiti dal Comune nel 2003. Nel 1996 Forte Bazzera è stato dato al Comune di Venezia in assegnazione provvisoria nel 1996 e il Comune ha redatto tre contratti della validità triennale ciascuno con un’associazione di Tessera per la gestione ordinaria. Dal 2002 al 2008 esiste un contratto di affitto fra le parti, dopo il 2006 i rapporti fra il Comune e l’associazione s’interrompono e nel 2015 s’interrompe anche il rapporto tra il Comune e il Demanio. L’anomalia risiede nel fatto che il Comune investe trecentomila euro per il restauro degli edifici presenti nel forte, a fronte di una bonifica del territorio operata dall’associazione. Tutto continua come prima compresa l’apertura giornaliera della struttura e l’organizzazione e realizzazione di eventi dentro la stessa.
Com’è possibile tutto ciò?
Premesso che l’associazione non è in possesso di alcun atto che giustifichi la gestione del Forte, il Comune paga annualmente ventimila euro al Demanio dello Stato a titolo di indennità di occupazione senza titolo. Nel 2018 tutto il forte e l’area esterna hanno beneficiato del vincolo culturale delle Belle Arti come tutti i beni storico-identitari della Grande Guerra. Questo significa che il Comune può acquisirlo gratuitamente attraverso il Federalismo culturale demaniale, che è lo strumento che permette agli Enti Territoriali di richiedere allo Stato il trasferimento a titolo gratuito di beni immobili tutelati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio con l’obiettivo di valorizzarli a favore della collettività. L’unico vincolo è la presentazione del progetto di valorizzazione, quindi investire denaro. Il Comune di Venezia, lamentando le casse vuote, non acquisisce il forte
s’indigna Grigoletto.
Quale la sua proposta?
Il Comune paga ogni anno circa ventimila euro di sanzione. Se facesse un piano di valorizzazione in cui ogni anno, per dieci anni, investe nel bene diecimila euro, oltre a risparmiare diecimila euro all’anno, entrerebbe nella proprietà del bene.
Questo è frutto di una visione miope nell’intera gestione dei beni pubblici, dall’edilizia ai trasporti alla sanità da parte dell’amministrazione che la porta a “vivacchiare”, non amministrare il territorio.
La nuova amministrazione dovrà prendere in mano la città mettendo in rete strutture museali, come dovrebbe essere Forte Sant’Andrea, con il Museo Navale, con l’Arsenale, ancora orfano del Museo del Mare. Penso a un rifunzionalizzazione dell’Arsenale votata al rilancio produttivo di Venezia attraverso i suoi tre bacini di carenaggio. Integrare il sistema culturale con il sistema produttivo consente la rinascita di tutti i quartieri est della città e oltrepassa l’ottica della monocultura turistica.
Adesso s’impone la risposta al secondo quesito proposto nella conferenza e cioè se le misure compensative del MOSE potrebbero aiutare il recupero dei territori. Grigoletto prende come esempio l’ex batteria Rocchetta agli Alberoni.
Attualmente versa in uno stato di degrado e abbandono e probabilmente sarà messa all’asta anche se inserita in un contesto paesaggistico e ambientale unico, attestato da varie normative regionali,nazionali e europee (Rete ecologica Natura 2000) che tendono alla tutela del bene. Quando è stato realizzato il MOSE, tralasciando le necessarie valutazioni ambientali, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano, che, per chiudere la procedura d’infrazione ha dovuto approvare misure compensative per 266 milioni di euro. Nel 2019, sul totale, risultavano spesi 144 milioni di euro e rimanevano ancora 122milioni. Perchè non utilizzarli per il recupero ambientale dell’ex Batteria? Basterebbe un accordo fra Ministero delle Infrastrutture e Agenzia del Demanio dove l’Agenzia affida il sito al Provveditorato alle opere pubbliche perché vengano realizzate le misure compensative del MOSE e si proceda al suo utilizzo. Una volta avviato questo processo virtuoso, si possono chiedere altri fondi a misure specifiche del Ministero dei Beni Culturali per gli edifici.
Il Ministero della Cultura ha creato un progetto a finanziamento triennale Cantieri della Cultura – Grandi progetti beni culturali che nel triennio 2021-2023 ha finanziato 38 progetti e tre nuove acquisizioni in tutto il territorio nazionale per un investimento complessivo di duecento milioni di euro.
Perchè non aderirvi, magari creando una rete territoriale che certifichi che questo progetto è a scala urbana e possiede tutti i requisiti per l’attribuzione di fondi da altri ministeri.
Tutela delle antiche fortezze, valorizzazione paesaggistica e conservazione della memoria, il risultato unitario,
conclude Grigoletto.
Dalla miopia all’utopia?
Non resta che aspettare di vedere “cosa faremo noi se domani saremo alla guida della città”.
Parola di Cinque stelle.
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