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“Il Merito, il bisogno e il grande tumulto” edito da La nave di Teseo è il nuovo impegno letterario ma anche politico di Claudio Martelli, uno dei protagonisti dell’ultima stagione della Repubblica dei partiti. Dirigente del Partito Socialista aderente ad un gruppo di giovani insieme a Bettino Craxi che avevano il desiderio di poter dire nuove cose cercando di cambiare la storia della sinistra del paese da sempre dilaniata nello storico conflitto tra massimalisti e riformisti. Ha vissuto da testimone, quel mondo, la sua fine e ora ne ricorda particolare, punti di forza, momenti e osservazioni di un tempo forse non destinato a ritornare forse anche a non rigenerarsi. Era l’epoca dei partiti di massa di quella massificazione nata appena dopo la rivoluzione industriale tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo insieme con la cosiddetta belle Époque, dove la politica era lo strumento più forte per l’affermazione, l’espressione e l’organizzazione della società. Lo scritto dell’autore pone l’obiettivo di capire come l’Italia di ieri e di oggi possano dialogare creando un percorso nuovo per portarci verso il futuro. Nel 1982, alla conferenza di Rimini dell’allora Partito Socialista Italiano, Claudio Martelli tenne un discorso divenuto celebre, sul lavoro, sulla scuola, sul ruolo della politica in un paese moderno. In quella occasione fu lo stesso autore a coniare la formula semplice: “Il merito e il bisogno”. Un discorso riportato in queste interessanti pagine che suscita un po’ di emozione perché quelle parole furono destinate a riscattare il mondo del bisogno, il mondo della miseria e del dolore con la specifica volontà di costruire un mondo migliore aprendo e non sbarrando la strada alle persone che hanno meriti, capacità, talenti. Una riflessione accurata si può fare su quelle parole in cui si dice: “Il dinamismo di una società non dipende solo da fattori produttivi e dalla concorrenza. Anche mettere il più gran numero di persone in condizione di uscire dall’indigenza e partecipare alla vita civile genera dinamismo perché moltiplica le energie in campo”. Un dibattito sempre aperto che si ferma sul “come” mettere queste persone in condizione di uscirne. Poi si può trovare un accordo sul concetto di Aristotele, menzionato da Martelli: “Fuori della società non esistono individui”. La cosiddetta società Leviatana di Hobbes dove fuori l’uomo diventa un violento senza diritto e giustizia. Ma all’interno di una società attraverso il velo di ignoranza devono essere costruiti valori e diritti senza privilegiare ne l’uno e nell’altro. Composizione aleatoria che ha difficoltà a realizzarsi rimanendo ancorati in una società naturale dove a vincere resta sempre il più forte. Una società aperta è una società più equa, e una società più giusta è una società più dinamica e più prospera. Ma la domanda resta sempre la stessa: cosa significa società aperta e come si creano concretamente le condizioni per avere una società più equa, più giusta, più dinamica e poi più prospera? Attaccando la povertà e non la ricchezza che secondo l’autore viene ereditata? Temi rilevanti che un pensiero non da tifoso ma con un alto ingrediente di pensare libero può approfondire. La domanda alla fine di Claudio Martelli è: Cedere alla forza, piegarsi a una pace ingiusta pur di godere ancora per un po’ dei frutti della vita è dunque questa virtù dei moderati questa la saggezza nostra? Uscire dal ghetto della massificazione per ragionare con la nostra mente e con un libero respiro oppure continuare a restare fermi in attesa che il destino decida per noi? Dopo la lettura di queste pagine se ne può parlare e verificare ipotesi da mettere in campo in questo secolo senza alcun senso preciso. Oltre trecento pagine che portano con sé, per dirla con onestà, una riflessione autorevole sul nostro tempo attraverso una vita di impegno civile e pubblico, animata dalla forza dell’indignazione e dal dovere della speranza, quale quella vissuta da Claudio Martelli. Non è più tempo per dividersi da tifosi per la Destra e la Sinistra dove la Massa non ne conosce il contenuto e il significato. Vale la pena dividersi su un idea diversa, un pensiero che aiuti a creare un tempo più semplice e comodo dove il vero progresso sia quello legato alla crescita culturale dell’uomo per poter pensare ad una rivoluzione che ancora non c’è.
Oreste Roberto Lanza
L’articolo Claudio Martelli, l’ignorantamento e il discorso sul merito e il bisogno proviene da LSD Magazine.