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bello ..e com’è il mio paese”, è un pamphlet del francavillese Antonio Capuano . Uno scrittore che non è avvezzo alle parole, ma, semplicemente all’inchiostro, in quest’occasione, le foto.
Una prima parte fotografica è dedicata alle trasformazioni, che dagli inizi del novecento a oggi, Francavilla ha avuto; una seconda parte dedicata alle persone che si sono succedute in questo luogo.
130 pagine con 159 foto di valore, di ricordi, di emozioni, di circostanze, in alcuni casi, dimenticate, che lasciano un sapore intenso a chi ha passione della foto ma soprattutto a chi del passato ne fa strumento per meglio conoscere il presente per evitare che il futuro possa continuarci a tormentare. Cantori muti, paradisi perduti, personaggi di bene, vecchietti seduti sulle scale che raccontano il loro quotidiano, o quelli che dinanzi ad una bottiglia di vino (gli amici del bicchiere!) sognano e sperano un domani migliore e più sereno. Ci sono le foto delle partenze, come diceva una vecchia canzone napoletana, per terre molto lontane; ci sono quelle più felici dei matrimoni e delle ricorrenze religiose, del carnevale in piazza e la festa degli alberi e dei tornei di bocce. Anche un po’ tristi di qualche funerale importante, ma soprattutto creano emozioni e attenzioni le foto di gruppo delle orfanelle del sacerdote Don Biagio Rossi; con Mons Fiordalisi con il Vescovo Inglese con tanti fedeli e quelli delle ragazze per la prima comunione o le promesse di matrimonio. La foto della banda musicale nata negli anni quaranta con il maestro Salvatore Pisani non poteva mancare, nel tempo è diventato un pilastro storico della musica francavillese. Un rapporto con la musica che Francavilla ha portato nel cuore e nel sangue da sempre. Le foto degli apprendisti barbieri in un momento di riposo o quelle nel salone di barbiere dello stesso editore Capuano sempre con amici e apprendisti, sono rappresentative di come il suono dolce della nota sia stato il diversivo culturale alle insidie di una strenua giornata di lavoro. Poi le tante foto che riguardano le arti e mestieri di una volta che Francavilla ha sempre conservato gelosamente nel cuore delle migliori esperienze ricevute dal tempo passato.
Le foto dei calzolai, dei barbieri (anche a domicilio, ricordo il cosi chiamato pulcinella) i bottai, il sedaio (za’ tanino …), il fabbro ferraio, i fornai (la ditta Di Giacomo), i mulattieri, i venditori di ortofrutticoli di Senise in piazza Viceconte, il tosatore di pecore. Le foto dei giovani francavillesi, quelli bagnanti sul fiume Sinni, quelli dei giochi nelle vie del centro storico (il gioco delle quattro cagge), con le famiglie di appartenenza.
Le ricorrenze religiose sono tutte condensate nella festa di Sant’Antonio, dell’Assunta, di Pompei e del Carmine. Un cenno alla storia del brigantaggio con il francavillese Giuseppe Antonio Franco e la brigantessa Serafina Ciminelli, segnano Francavilla come nella storia sia stato anche una comunità con un senso alto della libertà e dell’onore. Piazza Manieri e il centro storico sono i luoghi, dove Capuano pone la sua precipua attenzione.
Piazza Manieri, agorà indimenticabile di eventi e incontri di tutti i tipi. Ma è il centro storico cui Antonio Capuano ripone le sue maggiori attenzioni richiamando amministratori passati e futuri a ridare luce al cuore di una comunità che ha dimenticato totalmente il suo luogo di nascita. Si dice oggi “come era bello il mio paese quando al mattino ci si svegliava al raglio dell’asino e il mietitore con falce e cannoli andava a falciare le spighe d’oro”.
Un piccolo libro che ci impone di riavvolgere il nastro, che ci invita a tornare a Itaca perché abbiamo corso tanto senza sapere dove si stava andando. L’autore lo fa con immagini, poche righe scritte, qualche poesia cercando di far capire la storia, la cultura, usi e costumanze della gente francavillese. E’ ora, come ha dichiarato lo scrittore Capuano, di scalare di marcia. Di non cercare più il vano e il superfluo, ma di ritornare a vivere sereni e con più saggezza, quella che ci permetteva di vedere meglio un albero in fiore, la nitidezza di una nascente giornata, o le tinte fosche di un placido tramonto. Un libro da comprare e non da farsi regalare, perché come si dice, solo la spesa vale l’impresa.
L’articolo Il paese dello scrittore Antonio Capuano tra passato e presente proviene da LSD Magazine.