
Maurizio Milan, Affinità strutturali. Una vita tra progetti e cantieri con Renzo Piano (Con una nota di Renzo e Carlo Piano), Bompiani.
Immagina. Siamo sulle sponde del lago Vittoria, verde ovunque, un declivio leggerissimo del terreno che digrada verso l’acqua. Una terra argillosa che, punteggiata da tantissimi termitai, emerge ovunque. Siamo a Entebbe, Uganda, a 35 chilometri dalla capitale Kampala. Gino Strada prende in mano il telefono, compone un numero e, al pronto… del suo interlocutore, senza preamboli di sorta, esordisce “finalmente potrai renderti utile. Ti va di costruire un ospedale che deve essere scandalosamente bello in Uganda?“ “Certo! A che cosa serve? Cosa dobbiamo fare?“ risponde l’architetto Renzo Piano e il progetto dell’ospedale di chirurgia pediatrica di Emergency [immagine di copertina] comincia a prendere forma nel corso della telefonata.
“Qualche giorno dopo mi chiamò per chiedermi se m’interessasse lavorare all’ospedale di un medico un po’ matto che lui ammirava.” Milan accetta, nonostante la condizione posta da Renzo Piano: “vogliamo costruire questo edificio in terra cruda.” Va bene, si può fare. Un quintale di terra da Entebbe atterra direttamente nei laboratori della Mapei e, dopo due anni di studi e analisi viene prodotto il materiale da costruzione. ”Avevamo quindi il materiale non a chilometro ma a metro zero, la condizione ideale: scavi e costruisci, senza spostare terra con i camion.”
Il primo piccolo paziente ha varcato la soglia del nuovo ospedale il 15 aprile 2021 e il flusso da allora non si è ancora interrotto. È esattamente come voleva Gino Strada, scandalosamente bello e gratuito.
Il 7 maggio 2013 nel porto di Genova si verificò un incidente tragico e assurdo: il cargo Jolly Nero, dopo una manovra sbagliata, urtò contro il molo Giano facendo crollare la torre dei piloti e causando la morte dei nove operatori di turno quella notte.
Estate 2013, intorno a ferragosto. Maurizio Milan è in vacanza in montagna. Anche Renzo Piano è in montagna S’annoia. Digita sul cellulare il numero dell’amico e al suo pronto… dopo pochi convenevoli sbotta: “ Sai, stavo pensando alla nuova torre piloti di Genova, potremmo farla alta una sessantina di metri, con un cappello di mille metri quadrati, una bella cofana sopra come sala di controllo, magari con una struttura strallata. Cosa ne pensi?“ Va bene. È pronto Maurizio Milan, ingegnere strutturista; i due collaborano dal 1983, da periodo in cui Renzo Piano iniziava a progettare lo spazio musicale “Il Prometeo” nell’ex Chiesa di San Lorenzo, a Venezia, e Maurizio un giovane ingegnere con studio a Mirano, in provincia di Venezia. Tra i due inizia “una partita di ping pong”, come la definisce lo stesso Piano, che dura da quarant’anni e che è ancora in corso. Si gioca su un tavolo rotondo, il tavolo delle competenze, senza spigoli, nessuno predomina, la pallina lo attraversa e ogni volta è più carica di stimoli e informazioni. Uno scambio perfetto, alla pari. “È molto stimolante. Lui è geniale… una forza propulsiva,” dice Milan riferendosi a Piano.
“Soluzioni semplici ai problemi complessi“ è il motto con cui si può sintetizzare il filo conduttore dell’attività di Maurizio Milan e in qualche senso s’attaglia anche a questo libro scritto con Carlo Piano Affinità strutturali dove il problema complesso è storicamente il rapporto fra un architetto e un ingegnere. Ogni decennio di collaborazione è riportato nelle pagine con le opere eseguite non solo materialmente ma umanamente secondo criteri etici non comuni.
“La vera domanda è: perché ho scritto un libro? Non lo so… Ho fatto bene? Non lo so”. Si chiede Maurizio Milan in questo afoso pomeriggio di giugno alla presentazione di Affinità strutturali con Mara Rumiz (Emergency), un incontro all’interno del programma di eventi promosso dall’Hotel Saturnia & International, nel cuore di Venezia.
Deve essere perché invecchio – si giustifica nell’introduzione al libro – e, con il passare degli anni, ho sentito il bisogno di fissare sulla carta le esperienze importanti della vita e della carriera. Prima fra tutte l’amicizia con Renzo Piano.
Sono seduta in prima fila, lo guardo e mi commuove quest’uomo nella sua semplicità, nella sua umiltà. Apro il libro sul quale ha impresso la dedica e sorrido. È scritta in pennarello verde, sarà lo stesso che usa sempre Renzo Piano? Sicuramente è un felice caso di simbiosi.
Chi è per te Maurizio?, chiede Carlo Piano al padre Renzo
Maurizio è un ingegnere e soprattutto un compagno di viaggio che sa come si gioca: rimanda sempre la pallina indietro, t’insegna qualcosa in più e aggiunge all’idea una parte di sé.
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