
Avete mai sentito parlare della sindrome di Raperonzolo? E’ più diffusa di quanto si possa pensare. Scopriamo come si manifesta e la cura.
Il nome ricorda proprio la favola con cui sono cresciuti milioni di bambini: sindrome di Raperonzolo. Il disturbo, però, ha poco a che fare con la fiaba, se non per i capelli che, in un modo o nell’altro, c’entrano sempre. Scopriamo cos’è, quali sono i sintomi e come si cura.
Cos’è la sindrome di Raperonzolo: cause e manifestazione
Chiamata anche tricofagia, la sindrome di Raperonzolo (o Rapunzel) è un disturbo compulsivo del comportamento, caratterizzato dall’impulso di mettere in bocca i capelli e mangiarli. Anche se può sembrare assurdo, è bene sottolineare che quanti ne soffrono lo fanno spesso inconsciamente. Ciocche intere oppure solo radici o punte: non c’è limite.
Inoltre, i pazienti non mangiano solo la propria chioma, ma anche quella di altre persone o peli di animali, arrivando a prenderli perfino dalle spazzole. Questa sindrome è differente dalla tricotillomania, disturbo che spinge a strappare capelli o peli.
Generalmente, la sindrome di Raperonzolo è causata da una sofferenza o tensione emotiva, stress o ansia, ma sembra essere il risultato di molteplici fattori, come la predisposizione genetica, l’ambiente sociale e fattori neurobiologici. L’atto di mangiare parti della chioma dà un sollievo apparente, ma si tratta sempre di una manifestazione patologica che a lungo andare può provocare gravi danni alla salute.
Tricofagia: complicazioni e cura
Quando si soffre della sindrome di Raperonzolo si mangiano pochi capelli per volta, ma questi finiscono per aggrovigliarsi nell’intestino formando il cosiddetto bolo. Ciò accade perché le fibre capillifere sono costituite da cheratina, sostanza che non viene processata dal corpo umano. Il bolo provoca perdita di appetito, dolori addominali, diarrea e nausea. Come se non bastasse, per rimuoverlo potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico.
La tricofagia non deve essere mai sottovalutata perché prima si interviene e prima si torna a stare bene. Solitamente, la cura viene stabilita dallo psichiatra in accordo con psicoterapeuta e dermatologo. Solo nei casi più gravi si ricorre a una terapia farmacologica.