
C’è un’impronta catalogata come 97F che la procura di Pavia attribuisce all’autore del delitto di Garlasco: è questa una delle novità più sostanziali in mano agli inquirenti che hanno riaperto l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. Secondo gli investigatori, infatti, quell’impronta apparterebbe ad Andrea Sempio. Non si tratta dell’impronta numero 33 individuata sul muro della scala che porta alla taverna di casa Poggi, e che secondo la procura di Pavia apparterebbe ad Andrea Sempio, ma bensì di un’altra impronta, già catalogata nel 2007 del Ris di Parma che l’aveva catalogata come traccia di sangue. L’impronta si trova sul muro di sinistra della scala che porta alla tavernetta e dove è stato ritrovato il cadavere di Chiara Poggi.
A rivelare la novità è il Fatto Quotidiano secondo cui l’impronta potrebbe essere quella di una mano sinistra. Di un corpo, quindi, la cui mano destra stava lasciando l’impronta 33, quella per l’appunto attribuita ad Andrea Sempio. Al momento, però, si tratta solamente di supposizioni. L’impronta, infatti, rischia di non avere un’identità dattiloscopica. La traccia ritrovata sul pigiama di Chiara Poggi “potrebbe essere riferibile alla mano insanguinata dell’aggressore che ha sporcato la maglietta sulla spalla sinistra nell’atto di sollevare e gettare la vittima a faccia in giù lungo le scale. Considerato che in quest’ultima fase l’aggressore di Garlasco è stato in posizione arretrata rispetto alla vittima, non si esclude che si tratti proprio della sua mano sinistra”. Quella stessa mano sinistra “potrebbe trovare riscontro anche nella traccia di swipe 97F presente sulla parete delle scale che, in ragione della sua dislocazione e morfologia, potrebbe essere riferita allo strofinio di una mano dell’aggressore”.
Questo perché Chiara Poggi “essendo distesa lungo le scale a testa all’ingiù, non può che aver prodotto tracce situate a una quota relativamente bassa rispetto alla traccia 97F che, invece, è al di sopra di ben circa 20 cm”. Secondo gli investigatori, quindi, “è logico-fattuale che l’impronta presente sulla parete della scala appartenga all’assassino”. I carabinieri, quindi, ricostruiscono così il delitto: “L’aggressore, rivolto verso la parte discendente delle scale, necessariamente offre il suo lato sinistro proprio dalla stessa parte in cui è situata la traccia”. Gli inquirenti, inoltre, lavorano anche a un’altra ipotesi: quella che Chiara Poggi abbia provato a prendere il telefono per chiedere aiuto.
Il telefono sarebbe stato rimesso a posto dall’assassino. Nella relazione dei Ris, infatti, si legge: “N. 1 telefono variamente investito da tracce ematiche da proiezione (…). Si rileva una traccia da proiezione nel vano di alloggiamento della cornetta. Nessun prelievo effettuato”. Secondo gli investigatori Chiara Poggi avrebbe preso la cornetta. Questo sarebbe dimostrato dal fatto che “le piante dei piedi del cadavere esibiscono tracce ematiche che lasciano ipotizzare l’esistenza di una qualche fase dell’azione delittuosa, in cui la vittima ha calpestato il sangue”. C’è poi un’altra ipotesi, già emersa nei giorni scorsi, sulla quale stanno lavorando gli investigatori: ovvero che al momento del delitto fossero presente almeno altre due persone oltre alla vittima. I carabinieri sottolineano che “la cucina è uno dei luoghi più abbandonati dalle indagini scientifiche”. Ma proprio la cucina potrebbe rivelare il numero di persone presenti in casa Poggi al momento del delitto. Dalle foto, infatti, si può notare la disposizione delle tre sedie trovate attorno al tavolo della cucina che farebbero pensare per l’appunto alla presenza di più persone.