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L’economia lucana in sofferenza? I dati di Bankitalia ha certificano questo dopo la lieve crescita avvenuta nel 2023. Il rapporto “L’economia della Basilicata” di Banca d’Italia per il 2024 evidenzia un rallentamento dell’attività economica con una contrazione dello 0,2% del PIL. Questo calo è principalmente dovuto alla crisi nel settore dell’automobile, in particolare a Melfi, dove la produzione ha subito un crollo del 63,5%. Il turismo, invece, rappresenta una nota positiva, con un aumento delle presenze dell’1,3 per cento. Contrazione del Pil a meno 0,2 per cento; produzione automotive di Melfi fermo a meno 63,5 per cento. Occupazione che cresce ma a un ritmo inferiore al 2023, reddito nominale delle famiglie continua a crescere, ma in misura inferiore rispetto al biennio precedente. Poi si legge ancora che cresce l’indebitamento delle famiglie con dati simili a quelli del 2023. C’è un aumento della spesa al consumo mentre diminuiscono le esportazioni. Leggendo le pagine del rapporto si ha la netta sensazione che il contesto economico della regione nel 2024 risulta essere molto complesso lasciano margine di positività soltanto al settore del turismo che continua ad essere fattore di crescita: Più 1,3 per cento. Insomma parole e convegni che non producono l’effetto sperato da parte delle istituzioni. Il quadro macroeconomico usa il termine ristagno dovuto soprattutto alla particolare debolezza dell’attività industriale e da Melfi che ha condizionato anche l’export regionale. Nel rapporto alla voce imprese, Bankitalia scrive: “Nonostante la lieve riduzione del costo del credito l’accumulazione di capitale delle imprese industriali, dopo la contrazione del 2023, è stata debole, influenzata anche dal peggioramento del quadro congiunturale. Nel 2024 una quota rilevante di imprese ha continuato a usufruire dei crediti di imposta relativi alla misura Transizione 4.0, mentre l’utilizzo della più recente Transizione 5.0 è stato molto più limitato”. La voce mercato del lavoro precisa: “Nel 2024 il reddito nominale delle famiglie lucane ha continuato a crescere, anche se in misura meno intensa rispetto al biennio precedente, beneficiando dell’incremento del numero di occupati e delle retribuzioni. L’andamento del reddito e la riduzione dell’inflazione hanno determinato un parziale recupero del potere d’acquisto. Questa dinamica si è riflessa solo in parte sui consumi, che sono aumentati con intensità molto modesta”. Alla voce finanza pubblica decentrata si legge qualcosa di positivo: “Nel 2024 la spesa corrente degli enti territoriali lucani è aumentata, sospinta dai costi per l’acquisto di beni e servizi e per il personale, specie in ambito sanitario. Nel confronto con il periodo precedente alla pandemia, in quest’ultimo comparto i medici sono diminuiti a causa di pensionamenti e dimissioni, mentre l’assunzione di infermieri ha consentito un lieve rafforzamento dell’organico”. Insomma ai dati non si comanda. Serve probabilmente qualcosa di più incisivo per risollevare la Regione. C’è un particolare da attenzionare soprattutto nell’epoca delle grandi tecnologie avanzate. Nel rapporto si legge: “La diffusione tra le imprese di tecnologie avanzate, come ad esempio la robotica o l’intelligenza artificiale, rimane tuttavia ancora molto limitata nel contesto industriale regionale”. Qui sicuramente c’è la svolta. Cosa fare?
Oreste Roberto Lanza
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