
Il nome di Eva Mikula è legato alla Banda della Uno Bianca, composta prevalentemente da poliziotti, tra cui i fratelli Savi.
Eva Mikula è nota per essere stata la compagna di Fabio Savi, tra i capi della Banda della Uno Bianca, gruppo criminale attivo tra il 1987 ed il 1994 in Emilia-Romagna e Marche. Approfondiamo la sua conoscenza non sorvolando sul suo ruolo nella banda.
La biografia di Eva Mikula
Nata nel 1975 in un piccolo villaggio della Transilvania, Romania, in una famiglia contadina, Eva Mikula ha avuto un’infanzia segnata da povertà e difficoltà. Per sfuggire dal suo contesto familiare drammatico – un padre violento e gli abusi da parte del fratello – è scappata di casa a 16 anni, raggiungendo l’Ungheria.
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Dopo aver attraversato a piedi il confine con l’Ungheria, si è stabilita lì affrontato ulteriori difficoltà. Per provvedere al suo sostentamento ha lavorato come cameriera.
L’incontro con Fabio Savi
Nel 1992 ha conosciuto Fabio Savi, camionista e carrozziere, a Budapest. Più grande di 15 anni, era in via di separazione ed aveva un figlio. I due hanno avuto una relazione tra il 1992 ed il 1994, vissuta principalmente in Italia, i due si sono trasferiti a Torriana.
Nato il 22 aprile 1960 a Forlì, sotto il segno del Toro, Fabio Savi era un ex-poliziotto, come altri membri della Banda della Uno Bianca, tra cui i suoi fratelli Roberto Savi (leader della banda) ed Alberto Savi. La banda, nota per la sua ferocia, prendeva il nome dall’auto utilizzata, una Fiat Uno bianca, spesso associata alle forze dell’ordine, il che facilitava le loro azioni criminali.
Secondo quanto emerso, Fabio Savi non ha mai nascosto ad Eva Mikula le sue attività criminali, vantandosi spesso delle rapine e degli omicidi commessi con la banda. La donna, pur consapevole, non fu considerata complice diretta. La sua posizione fu ambigua: da un lato, vittima di una relazione con un criminale, dall’altro, accusata di essere a conoscenza dei crimini.
Come ha fatto sapere nella sua biografia “Vuoto a perdere: Verità nascoste sulla vicenda della Uno Bianca”, libro pubblicato nel 2021, scritto con il giornalista Marco Gregoretti, per Edizione Il Ciuffo, e distribuito tramite StreetLib, Eva era ignara inizialmente della portata dei crimini dell’organizzazione.
Il ruolo di Eva Mikula nella cattura della banda
Eva Mikula ha svolto un ruolo chiave nella cattura della Banda della Uno Bianca, organizzazione criminale composta prevalentemente da poliziotti, operante tra il 1987 ed il 1994 in Emilia-Romagna e Marche. La banda ha seminato terrore con rapine ed atti violenti come autrice di 103 crimini, 24 omicidi e 102 feriti.
Nel 1994, si è decisa a rompere il silenzio, rivelando informazioni cruciali. La donna ha infatti contattato un giornalista ungherese, Laszlo Posztobanyi, al quale raccontò dei crimini dei fratelli Savi. Ma all’inizio, Eva ha mascherato le informazioni come legate ad un’organizzazione di sfruttamento della prostituzione per paura di non essere creduta.
Le sue testimonianze hanno contribuito a far arrestare Fabio Savi il 24 novembre 1994, in un Autogrill vicino al confine austriaco. Successivamente finirono in manette anche gli altri membri della banda. Durante un lungo interrogatorio, ha inoltre fornito dettagli che hanno permesso di smantellare processi errati, scagionando innocenti come nel caso della strage del Pilastro.
Fabio Savi processato per i crimini della Banda della Uno Bianca ha ricevuto una condanna a ergastolo: durante i processi, è emerso il suo ruolo chiave in molte delle azioni più violente della banda e non ha mai mostrato segni di pentimento pubblico.
Anche Eva è finita a processo per reati minori, come l’uso di documenti falsi, l’importazione di un fucile Kalashnikov e la sottrazione di 40 milioni di lire a Fabio Savi. Per questo motivo ha subito una condanna a 14 mesi con pena sospesa. Mentre venne assolta da accuse più gravi, come concorso in omicidio e rapine, grazie alla difesa del suo avvocato, Antonio Cappuccio. Il legale sottolineò la sua estraneità ed il coraggio della sua collaborazione con la giustizia.
Vita personale e controversie dopo la vicenda giudiziaria
Dopo il suo diretto coinvolgimento nel procedimento giudiziario contro la banda, Eva Mikula si è divisa tra Londra e l’Italia. La donna ha vissuto in una condizione di isolamento e pregiudizi. Non si hanno molte notizie sulla sua vita, perché ha preferito il silenzio per tutelarsi.
Ma la donna ha reso pubblica la sua delusione, asserendo di essersi sentita “abbandonata” dallo Stato italiano, senza protezione né risarcimenti, a differenza dei familiari delle vittime. Infatti, in una lettera aperta del 2020, ha espresso il suo senso di abbandono e chiesto protezione. Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti, tra cui la dura risposta dell’associazione delle vittime, che l’ha invitata a “vergognarsi”.
Nel 2021, ha pubblicato il suo libro autobiografico “Vuoto a perdere”, nel quale ha voluto raccontare la sua versione dei fatti. In particolare, ha voluto sottolineare la sua fermezza nella cattura della banda e criticando la “verità giudiziaria” emersa dai processi. Il libro ha generato polemiche, in più Fabio Savi l’ha denunciata per calunnia e diffamazione, accusandola di cercare notorietà. Eva ha replicato, sostenendo che Savi fosse disturbato dalla sua volontà di parlare pubblicamente.
Curiosità su Eva Mikula
– Nella sua autobiografia, scritta in un tono personale e diretto, con l’intento di riscattare la sua immagine e raccontare la sua versione dei fatti, Eva si è presentata come una donna che, pur avendo commesso errori, ha avuto il coraggio di opporsi ad un criminale pericoloso, pagando un prezzo personale elevato.
– Su Instagram è attiva con un profilo privato scarso di contenuti. Si tratta di un profilo caratterizzato dalla foto della copertina del suo libro: una rilettura della celebre favola “Cappuccetto rosso”.
– Il titolo del suo libro “Vuoto a perdere” riflette il suo senso di abbandono. Eva ha rivelato infatti di essersi sentita usata dalla giustizia italiana per catturare la banda, ma poi lasciata senza protezione o riconoscimento. In un’intervista, ha dichiarato di aver vissuto con lo stigma di essere “la donna del bandito”. Mentre non ha mai ricevuto alcun supporto istituzionale, a differenza dei familiari delle vittime.
– Eva ha avuto frizioni nel tempo con Fabio Savi. Nel 2021, Savi, dal carcere, l’ha denunciata per calunnia e diffamazione a causa del suo libro. Nella sua lettera, l’ex l’ha accusata di sfruttare la vicenda per guadagno e notorietà. Eva ha replicato, sottolineando la sua assoluzione dai reati gravi ex il suo contributo alla cattura della banda. Inoltre ha definito le accuse di Savi un tentativo di intimorirla e diffamarla.
– Eva si è descritta come una sopravvissuta, capace di affrontare situazioni estreme: dalla fuga dalla Romania alla collaborazione con la giustizia. Ma, la sua storia personale rivela anche un profondo tormento: la sua associazione ad una delle pagine più oscure della cronaca italiana, non riuscendo a scrollarsi di dosso i pregiudizi.
– Nel 2023, Eva ha palesato la sua contrarietà quando Andrea Lattanzi. L’attore, protagonista della serie su “Uno Bianca”, in seguito sospesa, ha affermato di volersi documentare sul caso di cronaca. In quella circostanza, la Mikula ha ribadito come la sua storia spesso si sia usata senza interpellarla personalmente.
– Le prime indiscrezioni sul format “Belve Crime”, spin-off del programma cult di Francesca Fagnani hanno indicato tra i nomi degli ospiti della prima puntata del 10 giugno 2025, il nome di Eva Mikula.
– La Mikula rimane una figura controversa. Per alcuni, una testimone coraggiosa che ha aiutato a fermare una banda di assassini; per altri, una persona che, pur non essendo complice, era troppo vicina ai crimini per essere considerata una vittima.