
L’Europa brucia sotto ondate di calore sempre più estreme e solo leggendo i giornali di questi giorni troviamo Bardonecchia travolta dalla furia di un torrente mentre molte città si fermano nelle ore più calde per salvaguardare la salute pubblica.
Le cifre parlano chiaro. Solo nell’estate del 2022, secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, il caldo estremo ha causato oltre 61.000 morti premature in Europa, di cui ben 18.000 in Italia. Si tratta di numeri drammatici che richiamano quelli registrati durante l’estate del 2003, tragicamente ricordata per le sue 70.000 vittime stimate a livello continentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato che le ondate di calore rappresentano oggi una delle principali minacce sanitarie in Europa, colpendo soprattutto gli anziani, i malati cronici e le persone in condizioni socioeconomiche fragili.
E così le regioni italiane iniziano ad adottare misure drastiche – come il blocco dei lavori all’aperto nelle ore più critiche – mentre a livello europeo si parla di nuovi obiettivi climatici, e di come raggiungerli senza trucchi e inganni.
Intanto a Venezia, secondo un recente Rapporto dell’ARPAV, il 2024 ha registrato un’anomalia media nella temperatura di + 1,44°C rispetto al periodo 1991-2020, superando il precedente record del 2022; gli ultimi tre anni sono stati i più caldi della serie storica a nostra disposizione, confermando un trend di aumento delle temperature di +0,65°C per decennio; febbraio è stato il mese più caldo mai registrato, con un’anomalia di +3,9°C; la scorsa estate si è collocata al terzo posto tra le più calde di sempre; sono state registrate 66 giornate estive, cioè con temperature superiori ai 30°C in pianura e 49 notti tropicali, cioè con temperature minime superiori a 20°C, un valore quattro volte superiore alla media; le ondate di calore hanno raggiunto il record di 42 giorni, contro una media di 16.
E cosa fa l’amministrazione della città patrimonio UNESCO, minacciata dall’innalzamento del mare, dagli eventi meteo estremi, dalle isole sempre più soffocate dai turisti che boccheggiano tra calli e campielli e da un sistema MOSE che regge ma di certo ha già gli anni contanti, una città simbolo della vulnerabilità climatica, con quartieri che soffrono per l’umidità e la cementificazione? Non si dota nemmeno del Piano Clima, ovvero naviga a vista senza un documento strategico ufficiale che delinei come adattarsi a tutto ciò.
Il Piano Clima, previsto dal Patto dei Sindaci e sollecitato più volte da organismi nazionali e internazionali, dovrebbe essere lo strumento guida per prepararsi alla crisi in atto. Altri grandi centri urbani – da Milano a Bologna – lo hanno già redatto o aggiornato. Venezia invece resta al palo. Le ragioni? Scelta politica ovviamente. Il sito del Comune di Venezia recita
Il PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) in corso di redazione mirerà già ad adempiere agli impegni che la Comunità del Patto dei Sindaci impone dal 2021, in accordo con il Green Deal europeo (…). Sul piano della partecipazione, è stato istituito nel 2020 un tavolo intersettoriale composto da tutti gli uffici comunali che si occupano a vari livelli di pianificare le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici quali la gestione del territorio, la mobilità urbana e l’efficientamento energetico (…), che stanno contribuendo alla redazione delle azioni contenute nel piano.
A novembre del 2024 emerge che il Piano è stato redatto e consegnato alla Giunta da tempo ma tutto tace ovvero è tenuto chiuso in un qualche cassetto. A dicembre, davanti a queste evidenze, la giunta accetta un emendamento proposto dalle minoranze che impegnava il Comune a presentarlo quanto prima.
Siamo a luglio e tutto tace. Durante l’ultimo Consiglio comunale abbiamo chiesto più volte all’assessore De Martin perché stesse disapplicando un voto unanime di tutto il consiglio comunale. L’assessore nemmeno si è degnato di rispondere nonostante i numerosi solleciti. Un silenzio imbarazzante per lui, per la Giunta e che, cosa ben più grave, ha un forte impatto sulla città e sulla qualità della vita dei cittadini e dei suoi ospiti. Ricordiamoci, del resto, che l’attuale amministrazione è riuscita perfino a sopprimere la direzione ambiente del comune di Venezia a simboleggiare quanto il tema sia in cima ai suoi interessi. E così l’emergenza climatica è talmente costante da essere divenuta invisibile, negata nelle politiche dell’amministrazione.
Il Piano Clima non è la panacea, ma dovrebbe aiutare a darsi delle politiche e un orizzonte credibile perché la nostra città si adatti al cambiamento climatico. Non averlo nel 2025, non è più una distrazione: è una scelta politica. E oggi, alla luce dei morti nei fiumi, delle città evacuate, della fatica di vivere nell’afa, questa scelta pesa come una responsabilità enorme.
Il caldo di oggi dovrebbe ricordarci che è urgente cambiare amministrazione, prima che sia troppo tardi.
Immagine di copertina: Immo Wegmann (Unsplash.com)
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