
Se Xabi Alonso ha dichiarato che questo ragazzino di nome Gonzalo García, appena ventunenne, ieri autore del terzo gol nel Mondiale per Club, gli ricorda Raúl, abbiamo la netta sensazione che il Real Madrid si sia costruito in casa il capitano del futuro. Andiamoci piano con i paragoni: chiunque abbia visto giocare Raúl e conosca qualche dato statistico in merito, sa che prima di arrivare a quei livelli il buon Gonzalo dovrà farne di fatica.
Fatto sta che anche ieri, con Mbappé convalescente dall’infortunio ed entrato in campo solo nel finale, il sostituto si è dimostrato all’altezza, risultando ancora una volta decisivo. E così, la compagine più ricca del pianeta, che può permettersi ogni anno investimenti faraonici e può concedersi persino il lusso di tenere in panchina gente come il già menzionato Mbappé e Luka Modrić, in questa competizione ai limiti della follia è stata presa per mano e condotta ai quarti di finale di un canterano.
Intendiamoci: questo torneo, come detto, è assurdo e bisognerebbe istituire una simbolica Norimberga per chi l’ha ideato e si ostina a difenderlo. Ironia a parte, che dire, però, della possibilità offerta a un talento del vivaio di mettersi in mostra, dimostrando di potersi giocare le sue carte in una squadra che davanti può contare sull’apporto di autentici mostri?
Prendiamo appunti, dunque, su questo ventunenne sprint perché in una stagione che per il Real si preannuncia densa di appuntamenti più di una volta potrebbe risultare decisivo. Del resto, il passo non gli manca, la capacità di smarcarsi sotto porta neppure e il fiuto del gol sembra avercelo innato. Certo, è ancora un po’ acerbo, deve sincronizzarsi meglio con la squadra e talvolta manca di malizia, ma a quell’età, e in quel contesto, si vede a occhio nudo che sia un predestinato.
Prendiamo appunti intanto, e rendiamo grazie a Dio per il fatto che sia nato spagnolo, perché se fosse venuto al mondo alle nostre latitudini Juve e Inter, con ogni probabilità, lo avrebbero mandato in prestito a farsi le ossa da qualche parte, per poi magari non sfondare mai. In Spagna, invece, i talenti li gettano nella mischia fin da subito, danno loro fiducia, se ne infischiano se non sono ancora dei fuoriclasse e, anche quando giocano con il freno a mano tirato, guarda caso vincono. Noi, al contrario, ce ne torniamo mestamente a casa agli ottavi, mentre la Nazionale rischia di saltare il terzo Mondiale di fila e lo spettacolo sul terreno da gioco è sempre più misero.
Caro Gonzalo García, ribadiamo, non hai idea di quale fortuna abbia avuto a sbocciare a Madrid, a trovare un tecnico come Xabi Alonso e a non avere nulla a che spartire con la nostra realtà declinante. Però, cavolo, che magone!
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