La voce “spiaggia” sarà una delle più care nel conto (già salato) delle vacanze 2025. Così come lo è stata nel 2024. E anche nell’anno precedente. Ma a ben guardare, la cifra che gli italiani sborsano ogni anno per sdraiarsi a prendere il sole non è mai stata bassa. Tornando indietro agli ultimi 4 anni, la tariffa media (che considera le prime quattro file nelle località valutate nelle nostre inchieste) per un ombrellone e due lettini è passata dai 182 euro del 2021 ai 212 euro di quest’anno: un incremento del 17% in pochi anni, l’ennesimo rincaro per le tasche dei consumatori. I dati delle inchieste di Altroconsumo parlano chiaro: dal 2021 ogni estate ci ritroviamo a pagare sempre di più per un fazzoletto di sabbia dove rilassarci.
I prezzi di 213 stabilimenti italiani: confronto con il 2024
L’ inchiesta di Altroconsumo sui costi degli stabilimenti balneari registra un aumento medio rispetto alla stagione 2024 del 5%, ben oltre l’inflazione (intorno al 2%). In alcune località si va anche oltre. Se l’anno scorso hai passato le tue vacanze ad Alghero, lo avrai notato. Gli stabilimenti della città sarda sono quelli che hanno letteralmente avuto un’impennata dei prezzi (+9%). Lo stesso vale per Senigallia (+9%), seguita da Palinuro e Gallipoli (entrambe +7%) e da Anzio e Taormina (tutte e due +5%). Vanno bene solo Alassio e Rimini che non hanno variato i costi. Per fornirvi questi dati Altroconsumo a percorso i litorali italiani passando per 213 stabilimenti balneari distribuiti in dieci località marittime. Da Nord a Sud abbiamo visitato Alassio, Lignano, Viareggio, Rimini, Senigallia, Anzio, Palinuro, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos. In ciascuna località ci siamo informati sul costo di un ombrellone con due sdraio (o lettini) nella settimana dal 3 al 9 agosto. Lo ha fatto in modo anonimo proprio come faresti tu per prenotare le vacanze. I preventivi sono molto diversi, non solo per via delle località (alcune sono più rinomate di altre), ma variano anche in base al numero della fila in spiaggia.
Alassio la più cara, Rimini apre le porte a tutti
Come ha rilevato Altroconsumo anche in passato nelle precedenti inchieste, Alassio, la famosa città ligure, è risultata la località più cara: facendo una media delle prime quattro file, per stare in spiaggia nella settimana che abbiamo scelto si devono sborsare 340 euro (è il costo medio, la prima fila arriva a 354 euro), contro i 150 di Rimini (la prima fila qui costa 166 euro). La città romagnola emerge fra tutte per i prezzi smart (che non ha neanche aumentato rispetto all’estate scorsa): un’ottima pubblicità per attirare chi è indeciso e non sa dove andare a trascorrere le vacanze. Insieme a lei, Lignano (154 euro prezzo medio, 164 la prima fila), Senigallia (158 euro prezzo medio, 169 la prima fila) e Anzio (176 euro prezzo medio, 182 la prima fila). All’estremità opposta della nostra classifica – fra le mete più care – dopo la perla della Liguria si piazzano Gallipoli (295 euro prezzo medio, 316 euro la prima fila), Alghero (240 euro prezzo medio, 251 la prima fila) e, per la costa toscana, Viareggio (217 euro prezzo medio e per tutte le file).
I costi di 213 lidi privati in 10 località
Complessivamente Altroconsumo ha contattato 213 stabilimenti presenti a Lignano, Rimini, Senigallia, Viareggio, Palinuro, Alassio, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos, Anzio. Il campione costituisce almeno il 20% degli stabilimenti presenti nella località con un minimo di 10. La scelta degli stabilimenti da contattare è stata fatta tenendo conto della distribuzione territoriale in zone e cercando di mantenere nel campione la stessa distribuzione della totalità degli stabilimenti. In questo modo Altroconsumo ha evitato di dare troppa o troppo poca importanza a zone più o meno costose.
I costi extra della spiaggia: dalla doccia all’uso del frigo
Pagato ombrellone e sdraio possiamo chiudere il portafoglio? No, non proprio. Oltre alla cifra “ufficiale”, sono tante infatti le micro-spese che fanno aumentare il costo finale della settimana in spiaggia. A dirlo sono i nostri ACmakers , la community che da tempo ci aiuta con le inchieste – come questa – e con i test comparativi: sono loro che, rispondendo alle nostre domande, hanno messo in luce una serie di piccole altre spese che si affrontano anche in un stabilimento balneare già profumatamente pagato. Un esempio? La doccia. Non tutti i bagni la mettono a disposizione gratuitamente. E se quella calda, quasi sempre a pagamento (in un caso su due), l’abbiamo abbastanza digerita, quella fredda non ci va proprio giù. A Lignano Pineta, per esempio, molti stabilimenti sono suddivisi in settori dai nomi esclusivi come Vip ed Elite, ma poi non sono dotati nemmeno di una doccia gratuita e per farla bisogna infilare ogni volta una monetina da 20 centesimi. Fate voi quanto può costare a una famiglia con due o tre figli – a fine settimana – togliersi il sale di dosso. Ma non solo. Gli ACmakers ci hanno riferito di aver pagato molto spesso la cabina (522 persone) e i giochi da spiaggia come ping-pong e calcetto (255 persone). In alcuni bagni si paga addirittura l’uso dei servizi igienici oppure l’utilizzo del frigorifero per necessità specifiche, come mettere delle medicine o il biberon. Insomma, si paga per cose che dovrebbero rientrare nel tanto pubblicizzato “senso dell’ospitalità” di cui molte città di mare si fanno vanto. Un’altra tendenza che Altroconsumo ha rilevato è far pagare l’ingresso aggiuntivo a un’eventuale terza persona: l’ombrellone con i due lettini è per due persone e chi si aggrega paga. Con buona pace delle famiglie numerose. In alcune località liguri, l’ingresso a pagamento è diventato una prassi: oltre a sborsare magari 40 euro per un ombrellone e due lettini, devi calcolare l’ingresso dei restanti componenti della famiglia: costa circa 10 euro dai 16 anni in su e 5 circa per i bambini. Totale: 55 euro al giorno circa. Una follia.
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