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La Basilicata?.Michele Incampo, grassanese, studente di Ingegneria all’Università di Pisa, tempo fa l’ha definiva “la terra dei mietitori, persone semplici e umili, speciali, e anche grandi lavoratori”. In Basilicata puoi decidere se andare al mare sullo Ionio o sul Tirreno, senza uscire dalla tua regione. Il luogo dove l’affetto, la cordialità sono sentimenti veri. Guardandosi intorno è un posto meraviglioso e se ti chiamano lucano puoi andarne fiero. Valori e sentimenti pregnanti che emergono a voce viva da un pamphlet di Nicola Timpone e Claudio Colaiacomo – “Basilicata: il giardino segreto d’Italia”. edito da Giulio Perrone. In poche pagine appare lo sfondo di una Basilicata a primo impatto appare selvaggia, ma con l’andare del viaggio si riscopre genuina e quasi ferma nel tempo. Proprio cosi attraverso un viaggio voluto dal destino, Claudio e Nicola, percorrono, strade, luoghi e costumanze di gente silenziosa, semplice che sa riconoscere a naso il valore del tempo. I lunghi silenzi iniziali, si trasformano con il passare delle ore in una sana amicizia fatta di personale conoscenza con cui entrambi riconoscono che l’unico desiderio alla fine è quello di rincorrere e conoscere un giardino segreto, qual è la Basilicata, composto di luoghi primitivi dove ben si assapora il profumo dei peperoni cruschi, del vernacolo unico e originale, dello stile semplice e silenzioso del pragmatismo della gente di Lucania. Un viaggio lungo e tortuoso che va dal Vulture con Rapolla e Melfi fino a Barile per poi arrivare a Venosa, paese del grande poeta Quinto Orazio Flacco, considerato uno dei maggiori poeti dell’età antica, nonché maestro di eleganza stilistica e dotato di inusuale ironia. Dalla Valle del Torrente Sauro si arriva a Craco, il paese fantasma ma ricco di storia e cultura. Un luogo sospeso nel tempo che domina l’intera valle. Poi Matera città ricca di storia dove i sassi la fanno da padrona. “Qui si respira tutto lo spirito di una città antica” sentenziano i due autori Timpone e Colaiacomo. Si arriva in poche ore a Tursi da lì ad Aliano, il parco letterario dedicato al grande anarchico, medico e scrittore Carlo Levi. Pochi chilometri distano dalla diga di Monte Cotugno, chiamata la diga di Senise, ricordata con la famosa storia del “Tappo”. Dalla valle del sarmento si arriva a San Costantino Albanese luogo fondato da popolazioni albanesi provenienti dall’Albania nel lontano 1534.Poi Viggianello, Lagonegro e infine Maratea, la perla del Tirreno arroccata sul monte San Biagio con il suo meraviglioso Cristo che guarda e difende con la sua infinità bontà le genti di questi luoghi. Bella la frase di Claudio quando dice: “la Basilicata. Non sono dovuto neanche andare troppo lontano per uscire dall’impacio di quello che avevo sedimentato in fondo. L’ho tirato fuori come un vestito vecchio che avevo dimenticato. Da quando sono qui ho smesso di guardare il telefono, l’orologio, la posta elettronica e il meteo. Me la porterò dentro come un ricordo di bambino, la Basilicata, quello che resta attaccato alla memoria senza sforzo”. La Lucania è come un virus buono che fin dalla nascita ti resta attaccato dentro e non c’è nessuna cura che possa guarirlo. Cresci e muori con lui ma prima riesce a portare nel tuo cuore la natura, sapori di casa, tradizioni e gesta di questo luogo meraviglioso. Senti di non poterne fare più a meno e quando sarà, almeno la sepoltura all’ombra di un cipresso nel luogo natio tu vorrai.
Oreste Roberto Lanza
L’articolo Se ti chiamano lucano puoi andarne fiero, il libro di Timpone Colaiacomo proviene da LSD Magazine.