
Minaccia pioggia mentre dal Terraglio, appena entrati a Mogliano svoltiamo in via Marignana, località Marocco. Guardo il cielo e spero sia clemente fino al termine della visita cui mi sono accodata all’ultimo minuto. Percorriamo questa strada alberata controllando i numeri civici. Dobbiamo fermarci al 112, si parcheggia all’interno, nella corte, oltre il grande cancello.
Villa Marignana. Museo Toni Benetton. Siamo arrivati. Ho la netta percezione di essere proiettata in un altro spazio, uno spazio che si dilata man mano che si dipana il percorso museale.
Penso che non scriverò niente di questa visita perché è un’esperienza emotiva che ognuno vive soggettivamente ma traccerò delle orme per i prossimi visitatori. Mi aiuteranno poeti, scrittori, parolieri, aneddoti, ricordi di chi ha accompagnato Toni Benetton lungo il cammino.
Antonio “Toni” Benetton, Treviso, 1910-1996
È considerato uno dei maggiori scultori contemporanei, particolarmente autorevole nel campo delle Macrosculture. Allievo di Arturo Martini, pur utilizzando materiali come terracotta, bronzo, gesso, predilige il ferro.
Negli anni Sessanta frequenta letterati, poeti e artisti come Giovanni Comisso, Giuseppe Berto, Andrea Zanzotto, Bepi Mazzotti e Carlo Scarpa e fa della sua dimora, Villa Marignana, un vivace cenacolo culturale.
Amicizia
Nel 1973 Giuseppe Berto, scrittore moglianese già noto per Il cielo è rosso, dà alle stampe Oh, Serafina! Concepito come fiaba ecologica, di manicomio e d’amore. Lo stile, satirico e umoristico non incontra i gusti di certa classe politica e l’accoglienza è tiepida.
Toni Benetton organizza una presentazione del libro nel parco della villa e invita Berto a partecipare. Tra letture, pane e salame e vinello s’incrociano millecinquecento persone.
Nel 1974 il libro vince il Premio Bancarella e nel 1976 Giuseppe Berto firma la sceneggiatura del film omonimo diretto da Alberto Lattuada.
Artigiano
È colui che fa qualcosa perché conti in una comunità, abbia un qualche valore immediato nell’uso che può essere anche se vogliamo “estetico”, ma che deve rispondere qui ora e subito, che non tollera dilazioni nell’assumere un significato pratico-sociale. ( Andrea Zanzotto Una lezione luminosa)
Avventura
Insonne suderò
fino a tremare
battendo il maglio
dalla lastra in rimbalzo
il dolore alle braccia
non più per fare
ma per godere
tagliando in grazia
o spazio e l’ombra
soffiando sul grigio
i colori del giorno.
Da Ferrofania- Omaggio a Toni Benetton
poema di Antonio Bruni
musica di Alfredo Tisocco, 1990
Ferro
Il ferro, il freddo ferro, è il signore d’ogni metallo
Rudyard Kipling
L’età del ferro cominciò molti secoli fa con la produzione di oggetti molto belli, quasi tutti, purtroppo, armi. Oggi è tempo che questo metallo smetta di essere strumento di morte o utensile di un mondo super-meccanizzato. Già viene usato anche in ponti e ferrovie, ma è pronto a essere finalmente forgiato dalle mani pacifiste dell’arista.
Julio Gonzales, 1920
Filosofia
Pensa ora a quel cilindro di dimensioni enormi: la torre Eiffel, per esempio. E dentro scale per salire fino alla vetta, e pensa infine alle figure magiche, mutevoli, che si proiettano all’interno della superficie tonda. Ecco un esempio di scultura vivibile : quali emozioni riuscirebbe, una scultura del genere, a provocare nella gente.
F. Batacchi, a cura di, Toni Benetton. Il genio del ferro. Catalogo della mostra- Stia, 2000 pag.86
Linee generatrici esprimono il rapporto tra arte e architettura tanto caro a Benetton. Siamo negli anni Settanta e l’artista realizza grandi opere in acciaio corten concepite per attribuire nuovi significati alle aree urbane. Sono linee di forza e spine dorsali su cui innesta lamine rettilinee o curvate.
Museo all’interno delle vecchie cantine della Villa: qui sono esposte le opere più rappresentative della produzione artistica dell’artista
sala 1: opere in terracotta, gesso o bronzo
sala 2 e seguenti: opere in ferro che vanno dal primo periodo figurativo fino ai progetti delle macrosculture.
Nel parco di oltre ventimila metri quadrati sono state inserite molte opere realizzate tra il 1951 e il 1995.
Officina
L’officina di Antonio Benetton è come un circo equestre : in essa avviene la stessa sequenza di giuochi e di sorprese proprio se come una fanfara leggera e saltellante e i ripetuti schiocchi di frusta ne annunciassero l’uscita. Egli è il grande animatore del circo, il padrone che crea e presenta ogni sorpresa, ogni creazione e attorno a lui i suoi operai tutti ravvivati come giovani atleti, come giovani acrobati tra cascate di scintille di ferro incandescenti, tra squilli di lamiere battute, tra colpi ritmati sull’incudine come dovesse iniziarsi un numero di danza.
Giovanni Comisso 1957
Parco
Toni Benetton acquista Villa Marignana nel 1967 non tanto per la residenza quanto per il parco, luogo in cui riuniva studiosi, artisti, artigiani che volevano approfondire lo studio del ferro. A tale scopo aveva istituito l’Accademia Internazionale del Ferro. Le opere venivano poi realizzate nell’officina dirimpetto la Villa.
Poesia
L’informe mondo, l’informale sete
d’esistere, ombra, monti, fiumi, verde,
sensi e occhi mai nati, orme inconcrete
d’una forza che in sé chiusa si perde.
Forse un paese diviene, una pausa
umanamente folta di destino;
il caso cede e libera la causa,
s’orienta la selva ed è giardino.
Oh, in quel vitale grembo definita
realtà, ferro che folgora, che geme
tace minaccia avvince ingombra invita:
forme in battaglia, forme accolte insieme!
Ed ecco, inquieti, sensi, occhi nascete
per farvi nuda edenica quiete
[Andrea Zanzotto]
Regole fondamentali
del mestiere di scultore
– decidere la forma da ottenere
– progettarla su scala, tenendo conto della fattibilità
– disegnarla su carta in misura reale
– scegliere il materiale grezzo, adeguato per dimensioni e qualità al prodotto finito cui s’intende pervenire
– trasportare, dapprima con il gesso ben appuntito e successivamente con incisione a freddo mediante scalpello o punteruolo, il disegno in tracciatura
– solo a questo punto dar mano all’esecuzione
(Toni Benetton 1/il ferro -Marsilio 1991, a cura di Franco Batacchi, pag.18)
Semoventi
All’inizio degli anni Settanta Benetton studia le caratteristiche dinamiche del ferro ed esegue una serie di opere che sfruttano l’elasticità del metallo. I semoventi, sollecitati da forze eoliche o dall’acqua, sfuggono alle leggi dell’immobilità statuaria e entrano nel regno ipotetico di un incostante moto perpetuo. ( ibidem,pag.253)
Scultura/ struttura
Termini che possiamo contrapporre ma anche elencare a seconda della visione che ne abbiamo. Toni Benetton li indica come progressione del suo lavoro teso a indagare il rapporto tra arte, architettura e urbanistica.
Townscapes
Racchiudono un ciclo di ideazioni, mai realizzate, costituite da solidi geometrici che in un contesto urbano dovrebbero mettere in dialogo fra loro edifici circostanti. Principale caratteristica di queste forme architettoniche la dipintura industriale.
Villa Marignana
Di origine settecentesca, presenta una struttura tipica delle ville venete, a pianta L, comprende quattro blocchi residenziali e una barchessa con stalla. Varie famiglie, per lo più di origine veneziana, si avvicendarono come proprietarie fino a che, nel 1967, non fu acquistata da Toni Benetton, che ne fece la propria residenza e sede dell’Accademia Internazionale del Ferro e il Centro di documentazione internazionale sul ferro, bronzo e acciaio.
Vivibili
Sono una serie di sculture degli anni Settanta così chiamate
perché una volta realizzate nelle dimensioni volute, l’uomo non resta fuori, personaggio esterno, che si gira intorno e guarda, ma può entrarci e viverci.
L’ultima orma è una suggestione, un rumore che proviene di là dalla strada dove, nascosta tra la vegetazione s’intravede l’officina.
Tric o trac
torchia la lama
pressa il martello
scocca scintilla
dente su dente
combacia la stecca
urla il metallo
batte sul piano
soffia la fiamma
tagliato l’incastro
aperto l’anello
caldo alle dita
scatta la molla
tira la chiave
stride il cancello
[Ferrofania]
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