
A metà maggio, all’aeroporto Marco Polo di Tessera ci aspettavano gli accompagnatori e organizzatori del Club alpino italiano per un trekking nella zona Nord della Sardegna.
A Stintino l’hotel che ci accolse, di stile country, aperto alla vegetazione mediterranea della vicinissima costa, apparteneva alla catena di una holding di alberghi presenti anche nella Riviera adriatica. L’hotel ci ospitò per tutto il periodo delle nostre escursioni. Fu punto di partenza e di arrivo quotidiano dei trekking nella macchia mediterranea, passati intensamente a esplorare sia il Parco Nazionale dell’isola dell’Asinara, sia il territorio attorno a Stintino. L’Asinara, Parco Nazionale dal 2002, è raggiungibile nel tempo più breve partendo dal porto di Stintino con traghetto alla Piana di Fornelli, zona sud dell’Isola.
Una costante dei trekking fu il vento, fedele compagno lungo la costa, sulle sommità raggiunte, nelle cale e tra gli anfratti granitici. Sull’isola, durante il tragitto, mi ricorreva spesso l’immagine del pastore sardo del mio sussidiario delle elementari con quel suo costume ben munito di lacci e calzature fasciate, che allora mi erano sembrate eccessive, ma di cui scoprivo l’utilità a contatto delle piante fittamente spinose della zona quali la Centaura horrida, il Limonium acutifolium e l’Astragolo dragante, Ma per noi escursionisti preparati e ben equipaggiati tutto ciò non era di eccessivo disturbo, rendendoci il cammino ancor più interessante tra gli impervi itinerari del Castellaccio o del sentiero dell’Acqua o del Granito.
Rocce antiche di origine vulcanica e l’intreccio del Cisto marino e dell’Euforbia arborea, dal pericoloso liquido lattiginoso, furono sempre presenti nelle ulteriori visite del territorio attorno a Stintino: all’Argentiera, alla Costa della Nurra, a Torre Capo Falcone e alla Valle della Luna.
All’Asinara, che dal 1885 fu colonia penale agricola, il trekking iniziò dal carcere, dismesso nel 1998. Come carcere di massima sicurezza rinchiuse alcuni membri delle Brigate Rosse, della Camorra e della Mafia. Nel 1985 ospitò, per protezione, i giudici Falcone e Borsellino con le loro famiglie. Lì i due magistrati iniziarono a scrivere l’istruttoria per il maxiprocesso che mandò alla sbarra 475 imputati accusati di mafia. Il vento, il sole, il paesaggio, la desolazione dell’isola ha ormai stemperato o cancellato del tutto queste presenze storiche che rivivono ora solo nei racconti delle Guide del Parco, come storie di un tempo passato che i sardi non vogliono si ripropongano. Già il penitenziario agricolo non fu certamente un soggiorno ricreativo né per i condannati, né per le guardie carcerarie, tutte sarde, che vivevano lo stesso confinamento. Le loro voci e i loro pensieri ormai sono stati inghiottiti nel nulla.
A noi del gruppo, alla fine del trekking, restano certamente impresse l’intensità del sole; la forza del Maestrale; il volo della Volpoca (uccello stanziale in Sardegna, che utilizza le vecchie tane di volpi per la deposizione delle uova (volp-oca).
il gusto unico delle mielose seàdas (dolce di sfoglia, tipico sardo); il sorprendente colore del mare che vira dal blu intenso, dovuto alle praterie di posidonia oceanica (pianta acquatica endemica del Mediterraneo, importante per la cattura di CO2 quanto la foresta amazzonica), all’acquamarina, al turchese e lo sconfinato e luccicante orizzonte come un anticipo d’infinito.
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