Maurizio Cecconi nell’articolo “#FarePace. A Venezia” lancia l’idea di ospitare nella nostra città artisti di tutto il mondo per proporre un percorso di pace. È una giusta intuizione, nel momento in cui le guerre nel mondo sono 56, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale, secondo l’edizione 2024 del Global peace index. Conflitti sanguinosi, che coinvolgono sempre più i civili, nella crisi strutturale degli strumenti per la loro soluzione. La perdita di consenso degli organismi multilaterali è infatti drammatica, il mondo multipolare che molti sognavano sta velocemente scivolando verso una realtà “apolare”, “ingovernata”, che rischia di portarci nel caos e che ci fa vivere sull’orlo del baratro.
È proprio in tempi come questi che è quantomai necessario il riscatto del pensiero, la capacità di cercare e trovare soluzioni credibili.
In tale quadro si impone la questione del ruolo delle città e in particolare della nostra. Chi vorrà governare Venezia lo dovrà fare non solo ben amministrandola – cosa quantomai necessaria, visto il livello di decadenza a cui siamo arrivati – ma collocandola in un contesto geopolitico in cui possa esprimere la sua vocazione, che è quella di città del mondo e aperta al mondo. Città storicamente sintesi di diverse culture, diventate ricchezza e patrimonio comune. Città fiera, consapevole della propria storia e della propria identità e proprio per questo capace di esse dialogante al suo interno e verso l’esterno, “porta d’oriente” che vive il Mediterraneo come ponte che unisce tre continenti.
Accanto al tema della pace, è naturale e doveroso immaginare Venezia come luogo simbolo della sostenibilità a livello mondiale. Lo deve essere per la sua immagine nel mondo, per la sua visibilità, perché sintesi dinamica tra gli elementi naturali di un ecosistema tanto straordinario quanto fragile e la presenza antropica che fa fatto della nostra città una delle più artificiali del mondo.
Il cambiamento climatico è la massima urgenza del nostro tempo. È anche la questione che unisce tutti i popoli in un unico destino. Quel destino che Venezia può e deve contribuire a determinare.
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